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AIUTI UMANITARI OGM, COSA C'E' DIETRO

AIUTI UMANITARI OGM, COSA C'E' DIETRO

Fonte: Green Planet

Il caso è esploso nel 2002 con il rifiuto, da parte di sei Paesi dell'Africa colpiti da gravissime carestie, di accettare le tonnellate di sacchi di cibo, grano e farina, portate come aiuti umanitari dal World Food Program.

Da Lifegate, 19 marzo 2004

Nel maggio 2002 il primo grande "no": 10mila tonnellate di mais transgenico destinate allo Zimbabwe vengono intercettate alle frontiere e dirottate (secondo l'ambasciata USA) verso altri Paesi: arrivavano in forma di grani che, se usati come semi, avrebbero potuto contaminare e modificare geneticamente le varietà locali di mais. E metà della popolazione dello Zimbabwe (12 milioni e mezzo di persone) moriva di fame...

Nell'agosto 2002, in un incontro tra i ministri della Salute di Angola, Botswana, Lesotho, Malawi, Mozambico, Namibia, Zambia e Zimbabwe, viene dichiarato il rifiuto di far entrare aiuti umanitari OGM, cibi, prodotti, semi nei propri territori.

Ma nel settembre dello stesso anno il governo dello Zimbabwe, spinto dalle condizioni della popolazione, è costretto a tornare sulla sua decisione. Avrebbe accettato gli aiuti OGM, purché messi "in quarantena". "Vi sono paure, per questo li metteremo in quarantena sotto la responsabilità del Ministro dell'agricoltura" - le parole del Presidente Mugabe. Come "contropartita" dell'accordo, il World Food Program quintuplica gli invii di aiuti alimentari.

La Zambia, invece, resiste. Anzi, alla scoperta di altri aiuti umanitari contenenti mais OGM nei container di un'organizzazione umanitaria, il governo emana la direttiva di respingere ed eliminare tutte le partite di aiuti OGM: il Vice Presidente Stephen Mukuka ha invitato tutte le organizzazioni presenti sul territorio a fare "piazza pulita". Il Presidente Levy Mwanawasa dichiara alla BBC che non permetterà che la popolazione dello Zambia mangi "veleno".

In Sudamerica, in Bolivia, un'organizzazione ambientalista trova il mais Starlink in un sacco di farina di mais contrassegnato dalla sigla USAID. Il gruppo aveva commissionato i test, nel febbraio 2002, su una partita di aiuti arrivati a El Alto, in Bolivia, attraverso il dipartimento di La Paz. A giugno, i risultati. Il mais Starlink, proibito per uso umano perché allergenico a causa della proteina pesticida Cry9C, nel 2001 contaminò la metà dei cereali esportati dagli USA causando un ritiro di decine di migliaia di stock di prodotti. Ed eccolo, in una percentuale del 3%, nella farina destinata a scopi umanitari. I test rivelarono presenza di altre due varietà di mais non approvate per uso umano: uno Roundup Ready e uno Monsanto's BTExtra.

Nel giugno 2002 test commissionati in Guatemala dal Colectivo Madre Selva hanno trovato nagli aiuti umanitari diversi tipi di OGM non autorizzati per uso umano, il Liberty Link Aventis e il Monsanto's BtXtra e RoundUp Ready, in sacchi contenenti semi.

Mescolanza inevitabile e non voluta? Discarica di scorte di cibi transgenici invenduti o invendibili sui mercati occidentali? Esperimento di massa?

Vi sono tutti i problemi attinenti agli OGM: contaminazione dell'ambiente e aggressione delle varietà autoctone, perdita della biodiversità, impoverimento dei suoli. Permangono tutti i dubbi sulla sicurezza per la salute delle popolazioni di quei Paesi, acuiti anzi dalla constatazione che negli aiuti alimentari si trovano varietà OGM non autorizzate per consumo umano. A tutto ciò si possono aggiungere considerazioni di ordine morale: i Paesi più poveri sono in condizione di vulnerabilità, a causa di povertà, malattie, fame, sete e condizioni climatiche, ambientali e civili difficoltose. Portare OGM dove non c'è possibilità di scelta assume i contorni dell'ingiustizia.

Stefano Carnazzi (stefanocarnazzi at lifegate.it)