"Virus e Epidemie. I Retroscena"
di Claudia Benatti
Un momento storico di grandi paure e cupe profezie; un momento dove guerra, democrazia e terrorismo hanno assunto connotati del tutto diversi rispetto ai decenni precedenti; un momento in cui buoni e cattivi faticano a distinguersi perché giocano alle stesse regole e si prefiggono obiettivi non poi tanto diversi.
E’, questo, anche un momento (e speriamo si possa parlare soltanto di momento) in cui si assiste al diffondersi di paure più o meno irrazionali, di allarmi sempre meno sostenuti da dati concreti e attendibili, alla sistematica emarginazione ( e a volte soppressione) del ‘diverso’: nemmeno il pensiero ‘diverso’, o critico, è più tollerato. Vengono minimizzate o ignorate prospettive nuove, scomode; vengono criminalizzati scoperte, scienziati e pensieri che osino dirigersi verso lidi diversi da quelli convenzionali.
E negli ultimi anni si sono intensificati gli annunci di possibili ‘nemici’ che attendono, nell’ombra, di sbucare fuori e agguantare l’umanità per il collo: virus di cui si ipotizza la comparsa e fanatici pronti ad usarli senza pietà.
Così è arrivato, subito dopo l’11 settembre, l’allarme vaiolo in tutto il mondo, cavalcato in grande stile dai mass media: zero casi, malattia scomparsa da decenni, eppure migliaia di dosi vaccino acquistate e migliaia di persone già vaccinate negli Usa al solo scopo di scacciare un fantasma.
Lo stesso dicasi per l’antrace: la polverina di carbonchio, risultata poi provenire dagli stessi laboratori americani, è stata inserita in una manciata di lettere provocando meno morti delle dita di una mano: decine di milioni di lettere sono state controllate, milioni di dosi di un vaccino sperimentale sono state somministrate, provocando la durissima reazione di un numero crescente di militari; soldati che hanno visto su loro stessi gli effetti dannosi dell’immunizzazione. Ma grazie all’allarme innescato, negli Usa è divenuto possibile autorizzare l’uso di qualsiasi vaccino in fase d’emergenza anche senza test sull’uomo, basandosi soltanto su quelli praticati sugli animali e rendendo assai più breve l’iter che un prodotto del genere fa per arrivare sul mercato.
Più di recente abbiamo avuto a che fare con la Sars, una polmonite alla quale è stato dato un nome nuovo e in onore della quale è stato “scoperto” il coronavirus del secolo; salvo poi verificare che i casi pubblicizzati sono per la quasi totalità soltanto sospetti e che ancora non vi sono certezze assolute sulla reale causa, o sulle concause, della malattia. Si fa nel contempo sempre più intensa la pressione degli esperti, nazionali e internazionali, che annunciano quasi ogni settimana il pressochè certo arrivo di un nuovo virus mortale, il virus del millennio, al quale è già stato affibbiato l’inquietante nomignolo di “Big One”: gli stessi medici e rappresentanti istituzionali ammettono che nessuno sa come e cosa sarà né quando di preciso arriverà, ma certamente arriverà.
Quindi, il messaggio è: rammentate che siete tutti in pericolo, nessuno è né sarà mai al sicuro. E soprattutto: stiamo moltiplicando gli sforzi per darvi sempre nuove risposte e nuovi farmaci, che naturalmente, data la situazione contingente, non dovrete né potrete rifiutare.
Nessuno però parla dei settemila morti l’anno in Italia per infezioni ospedaliere. La denuncia è arrivata da un docente dell’Università la Sapienza, il professor Silvio Lavagna, ma non è stata diffusa dai mass media. Nessuno parla della denuncia fatta dalla rivista New Scientist, che ha spiegato come l’epidemia dell’influenza dei polli possa essere stata plausibilmente diffusa a causa dell’uso massiccio sui volatili del vaccino contenente il ceppo virale H5N1. Nessuno parla della disperazione e delle proteste degli allevatori italiani che hanno denunciato per mesi come le pecore muoiano o abortiscano dopo avere ricevuto il vaccino contro la malattia della ‘lingua blu’; le istituzioni sanitarie hanno negato e hanno continuato ad imporre la vaccinazione.
Nessuno parla dei tantissimi soldati americani, canadesi, inglesi e australiani che rifiutano il vaccino antiantrace, temendo per la loro salute, e vengono degradati e condannati dalla corte marziale. Nessuno parla della battaglia portata avanti da Falco Accame, presidente dell’associazione che raggruppa i famigliari delle vittime arruolate nelle forze armate; da anni denuncia la necessità di fare luce sul legame che emerge tra uranio impoverito e leucemie e linfomi nei soldati. Ma le nostre coscienze si lavano alle rassicurazioni fornite dalla commissione Mandelli: il legame non c’è, i morti non sono più di quelli attesi (?).
Nessuno parla nemmeno dei dati sconcertanti raccolti dal Condav, il Coordinamento Nazionale Danneggiati da Vaccino, che sta raggruppando chi, in un modo o in un altro, è rimasto vittima o ha un famigliare rimasto vittima delle vaccinazioni.
Nel libro VIRUS LETALI E TERRORISMO MEDIATICO di Claudia Benatti, trovate raccontata, almeno in parte, questa situazione. Con l’auspicio che aprire la mente e gli occhi possa renderci liberi dalle paure fasulle.