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Bambini disattenti e vivaci malattia o strategia di marketing?

Bambini disattenti e vivaci malattia o strategia di marketing?
Fonte: Gazzettini di Sondrio

Nonostante le forti controversie sull’uso di psicofarmaci per risolvere problemi comportamentali nei bambini, la CUF, la Commissione Unica del Farmaco, ha registrato ed ammesso a rimborso il Ritalin, psicofarmaco a base di anfetamina, che arriverà nelle nostre farmacie tra sei mesi, per il trattamento del disturbo da ADHD, Attention Deficit Hyperactivity Disorder, cioè disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività, una etichetta che descrive bambini distratti e irrequieti, disattenti, difficilmente controllabili e disobbedienti.


Il metodo diagnostico usato per etichettare un bambino come malato di ADHD ha suscitato molte polemiche e, per la verità, la sua scientificità è fortemente criticata in quanto si fonda unicamente sulla base di un test -questionario con domande del tipo:
- “Non riesce a stare fermo seduto? E’ irrequieto, iperattivo?”
- “Non riesce a concentrarsi, non mantiene a lungo l’attenzione?”
- “Non porta a termine i giochi o le attività?”
- “E’ disattento e si distrae facilmente?”
- “Si preoccupa molto se si separa dai genitori?”
- “Evita di guardare gli altri negli occhi?”
- “Si tocca troppo, gioca con i propri genitali?”
e così via. Non sfuggirà ad un attento lettore che la maggior parte dei bambini, a periodi alterni, mostrano queste caratteristiche. E’ sufficiente comunque che 6 domande su 9 siano risposte affermativamente affinché il bambino sia considerato malato.

Dalle rilevazioni fatte dal Comitato dei Cittadini per i Diritti dell’Uomo, risulta che questi questionari stanno venendo distribuiti negli asili, nelle scuole elementari e medie inferiori in diverse città d’Italia. Nella sostanza i genitori ricevono una lettera firmata dal comune, in coordinazione con qualche dipartimento di neuropsichiatria infantile di qualche università, in cui li si invita a collaborare, rispondendo alle domande del test. La finalità del questionario è dichiaratamente quella di “conoscere meglio come normalmente i nostri bambini nella società, nella scuola e nella famiglia di oggi, si comportano e si relazionano con gli altri”. Si specifica inoltre che “una maggiore conoscenza sulla salute e il benessere dei nostri figli, ci può aiutare a preoccuparci di meno e solo nei casi necessari…”. Si dispone inoltre che i test vengano fatti compilare a genitori e insegnanti e qualora si riscontrino delle situazioni di “piccola preoccupazione” si potranno incontrare gli specialisti che si occupano del progetto. Apparentemente nulla di male, anzi… sembra più un’indagine effettivamente intesa a conoscere meglio come normalmente i nostri figli si comportano.

In realtà il vero scopo del test è quello di individuare quelle categorie di bambini che hanno, secondo discutibili metodi scientifici, dei disturbi mentali che abbisognano di cure preventive anche a base di psicofarmaci. L’approvazione del Ritalin, uno dei principali psicofarmaci usato per curare l’ADHD, sembra quindi cadere a fagiolo. Ma il vero problema non è certo questo o quel psicofarmaco. Tutti gli psicofarmaci possono essere estremamente deleteri se usati per curare qualcosa che non esiste. Il vero problema infatti nasce a monte, ossia dalla totale assenza di metodi medico-scientifici, in contrapposizione alla medicina ufficiale, usati per riscontrare l’effettiva esistenza dell’ADHD.

In sostanza ci sembra che il fenomeno ADHD sembra obbedire, più che ad un allarme medico scientifico, ad una precisa strategia di marketing il cui target è il mondo dell’infanzia quale nuova fascia di un mercato ancora pressoché vergine se non per le industrie dei giocattoli e dei pannolini.

La preoccupazione del Comitato dei Cittadini per i Diritti dell’Uomo, trova le sue fondamenta su quanto è già successo in America, dove la stessa strategia oggi implementata nel nostro Paese, è stata capace di tradursi in circa 8 milioni di bambini etichettati come malati di ADHD e sottoposti all’uso di psicofarmaci sfruttando la buonafede delle istituzioni scolastiche.

Negli stessi Stati Uniti, studi effettuati sui piccoli pazienti, hanno dimostrato la pericolosità di tali farmaci: anoressia, disturbi della vista, insonnia, rallentamento della crescita, disturbi nervosi e psicosi tossica sono le conseguenze di una trattamento farmacologico usato per curare qualcosa che non è scientificamente provato. In seguito a casi di suicidio verificatisi per la somministrazione di alcuni psicofarmaci, anche la Food and Drugs Administration l’ente americano di controllo dei cibi, medicamenti, ecc. raccomanda cautela nell’impiego di psicofarmaci nei confronti dei bambini. Stesso provvedimento è stato adottato dall’Agenzia Sanitaria Britannica.

Il Comitato dei Cittadini per i Diritti dell’Uomo fa appello al Ministero dell’Istruzione e al Ministero della Salute affinché si prendano in esame gli opportuni sistemi cautelativi affinché il futuro della nostra nazione venga tutelato da una tragica esperienza già vissuta in altri paesi.
Comitato dei Cittadini per i Diritti dell’Uomo

GdS - 10 IV 04 - http://www.gazzettadisondrio.it