Sostanze tossiche, DuPont verso maxi multa in Usa
5/9/2004
Fonte: Rsinews.it
L’EPA contesta la mancanza d’informazioni ma la compagnia respinge le accuse
Altri links in rete:
- Atto d’accusa dell’EPA
- Comunicato DuPont
- Rapporto Wwf su sostanze chimiche ed esseri viventi
L’Environmental Protection Agengy (EPA) degli Stati Uniti ha avviato un’azione amministrativa contro la multinazionale chimica DuPont per due violazioni del Toxic Substances Control Act (TSCA) e una violazione del Resource Conservation and Recovery Act (RCRA).
Le violazioni consistono nell’aver ripetutamente mancato d’informare l’EPA sui rischi per la salute umana e l’ambiente, derivanti da un impianto chimico, nel periodo compreso tra il giugno 1981 e il marzo 2001. Il TSCA impone alle imprese di comunicare queste informazioni immediatamente.
L’EPA ha la possibilità di comminare una multa per ogni giorno di mancata informazione: 25.000 dollari al giorno per le violazioni avvenute prima del 30 gennaio 1997, 27.500 per quelle successive. La multa non può eccedere i 300 milioni di dollari.
L’EPA sostiene che DuPont non ha trasmesso all’Agenzia le informazioni di cui era in possesso in merito ad una sostanza chimica tossica, l’acido perfluoroctanico (PFOA), utilizzato per realizzare il Teflon in un proprio impianto nel West Virginia.
Come scrive il Wwf nel suo rapporto su sostanze chimiche ed esseri viventi, il grado di persistenza del PFOA è estremo è non ci sono prove che si dissolva completamente. Ne sono state trovate tracce negli animali, negli uomini e negli ecosistemi di ogni parte del mondo.
Secondo l’EPA, nel 1981 DuPont aveva osservato la presenza di PFOA in campioni di sangue prelevato da proprie dipendenti incinte e almeno in un caso la sostanza chimica è stata trasferita al feto.
L’EPA afferma che DuPont ha scoperto la presenza della sostanza chimica nelle riserve d’acqua potabile almeno dalla metà degli anni ’80 nelle comunità del West Virginia e dell’Ohio, prossime all’impianto.
Dal 1991 la compagnia era in possesso d’informazioni sulla presenza del PFOA nell’acqua ad un livello maggiore di quello che le linee-guida di DuPont indicavano come privo di effetti per la comunità.
Nel 1997, DuPont non ha fornito all’EPA tutte le informazioni tossicologiche di cui era in possesso, nonostante l’Agenzia ne avesse fatto richiesta sulla base del RCRA.
Queste informazioni sono state fornite all’Epa nel 2001 da un avvocato impegnato in una class action contro DuPont per conto di cittadini dell’Ohio e del West Virginia, che è tutt’ora in corso.
Nell’aprile 2003 l’EPA ha avviato una revisione della valutazione di rischio per il PFOA, per decidere quali misure volontarie o regolamentari siano necessarie per tutelare la salute e l’ambiente.
In un comunicato, DuPont respinge le accuse dell’EPA, sostenendo che non hanno base legale e annunciando che “difenderà con vigore” la propria posizione, rispondendo alle contestazioni entro trenta giorni.
DuPont “contesta ogni associazione tra il PFOA ed effetti dannosi sulla salute umana o sull’ambiente” e afferma che esso è ancora un composto non regolamentato. “L’evidenza di oltre 50 anni di esperienza ed esaurienti studi scientifici supportano la nostra conclusione che il PFOA non danneggia la salute umana o l’ambiente”.
Altre letture:
- Teflon: C8, PFOA uno dei tanti derivati del Fluoro