Di Italiasalute.it
Non c'è pace per chi vuole alleviare i propri dolori. Prima è toccato al Vioxx, prodotto da Merck, poi a Celebrex e Bextra, di Pfizer. Ora un altro antidolorifico di largo consumo, questa volta prodotto da Bayer, è stato posto sotto osservazione dalla Food and Drug Administration, l'ente federale americano responsabile della sicurezza di alimenti e farmaci per i rischi a carico del sistema cardiovascolare.
Si tratta dell'Aleve, un farmaco reperibile negli Stati Uniti over-the-counter, cioè senza ricetta medica, il cui principio attivo è il naprossene, e venduto anche sotto il nome Naprosyn. Secondo il ''warning'' lanciato dalla FDA, il farmaco potrebbe creare alcuni problemi all'apparato cardiovascolare, in altre parole infarto e ictus.
I ricercatori federali dei National Institutes of Health hanno notato un numero troppo elevato di ictus e infarti fra coloro che assumevano il farmaco ed hanno deciso di rendere noto quanto accaduto.
La FDA ora fa sapere che è troppo presto per sapere quali provvedimenti saranno presi a carico del farmaco, così come peraltro è accaduto per Celebrex.
Helmut Schdefers, portavoce della Bayer, fa sapere che l'azienda ancora non ha visto i dati dei test condotti, ma sta esaminando l'argomento. Nel frattempo ammette che l'azienda condivide quanto raccomandato dalla FDA, cioè di assumere Aleve consultando il medico ed evitando di prendere il farmaco per più di 10 giorni.
I ricercatori del National Institutes of Health stavano verificando se il naprossene, così come il Celebrex, potessero essere utili contro il morbo di Alzheimer. I ricercatori hanno interrotto l'indagine dopo aver scoperto che chi aveva assunto il farmaco aveva il 50 per cento più probabilità di avere ictus e infarti.
La notizia ha suscitato subito molto clamore, ma anche inviti alla cautela.
I medici, coloro che si trovano poi a prescrivere il farmaco e devono fronteggiare i dubbi e le paure dei pazienti, dopo lo schock subito con le vicende Vioxx e Celebrex, esprimono dei dubbi sull'opportunità di lanciare ulteriori allarmi su un farmaco così diffuso ed apprezzato anche per la capacità anticoagulanti.
Secondo Robert Shmerling, reumatologo del Beth Israel Deaconess Medical Center, molti pazienti stanno passando da un farmaco all'altro e l'ultima cosa che occorre fare è continuare a disorientarli e spaventarli, ed inoltre egli sostiene che dal punto di vista biochimico e fisiologico non ci sono motivi per cui Aleve debba aumentare il rischio di ictus e infarto.
John Breitner, uno degli studiosi coinvolti della ricerca federale sull'Alzheimer che ha scatenato l'allarme, ha fatto sapere che occorrerà un po' di tempo prima di conoscere esattamente quale sia la pericolosità effettiva del farmaco, ma che è stato deciso di rendere pubblici i risultati perché i numeri erano abbastanza significativi per consigliare di sospendere lo studio. Breitner però invita i pazienti a non farsi prendere dal panico e precisa che non è necessario smettere di assumere il farmaco.