Nell’articolo sul caso Lipobay abbiamo appreso che «Le indagini hanno anche portato alla scoperta di una “lobby” di professori e giornalisti specializzati in argomenti sanitari che, nel ’91, doveva promuovere il Lipobay sul mercato italiano. La multinazionale tedesca avrebbe «organizzato» una squadra di «fiancheggiatori» allo scopo di creare, attraverso ricerche scientifiche e articoli su giornali e riviste, un movimento d’opinione favorevole al farmaco».
L’utilizzo di “fiancheggiatori” per creare artatamente (e in modo bugiardo) un movimento d’opinione favorevole al farmaco è stato un episodio isolato? Purtroppo no, e ne diamo un esempio recente.
Il 1 settembre 2002 Il Giornale di Calabria ha pubblicato un articolo dal titolo Depressione: tanti ne soffrono, pochi la curano. Proviamo ad analizzarlo assieme (il testo dell’articolo è in corsivo ed in grassetto).
«Non chiamatela “male oscuro”. È solo una banale malattia, invalidante e tragica, ma curabilissima». È questo il senso dell’appello lanciato dagli psichiatri riuniti nel congresso della società italiana di psichiatria, durante il quale è stato anche rilanciato l’allarme depressione. Sono quindici milioni gli italiani ostaggio di questa malattia; e di questi solo uno su dieci viene curato con terapie e farmaci adeguati.
Non chiamatela male oscuro. E chi la chiama male oscuro se non gli psichiatri stessi, e i giornalisti conniventi, per creare allarmismo? Infatti, nello stesso paragrafo, l’articolista si affretta a specificare che gli italiani “malati” sono ben quindici milioni (quasi il 25%, che popolo di sfigati che siamo…), e di questi ben nove su dieci non sta pagando l’uomo-medicina (lo stregone-psichiatra) per avere i suoi potenti servigi (le pillole) che scacceranno gli spiriti maligni autori di cotanta sofferenza.
«Eppure – sottolinea Paolo Girardi, docente di psichiatria all’università La Sapienza di Roma – mai come oggi abbiamo avuto a disposizione medicinali di così elevata efficacia. Con questi farmaci possiamo trattare con successo tantissimi pazienti».
Molti psichiatri e psicologi non sono dello stesso avviso. Consultare i siti elencati nella sezione ARGOMENTI / SALUTE E MEDICINA / SALUTE MENTALE per avere anche la loro opinione. In ogni caso è bene ricordare che la stragrande maggioranza delle cronache degli ultimi 10/15 anni, nel riportare le notizie di delitti efferati riportano anche il fatto che gli autori di tali delitti erano in “cura”. Per cui i successi sui pazienti li dobbiamo ancora vedere.
Grazie ai cosiddetti serotoninergici, gli antidepressivi di nuova generazione, sarebbe infatti possibile curare il 98 per cento dei casi di depressione.
Questa è pura disinformazione. Secondo i ricercatori psichiatrici clinici i prodotti cosiddetti serotoninici (vedi articolo sul Prozac), dati alla mano, hanno effetti collaterali devastanti, non ultimo il fatto che molti pazienti trattati con i serotoninici (forse 50mila) si sono suicidati. Proprio una bella cura!
I dati indicano però che il 25 per cento dei pazienti interrompe il trattamento dopo un mese dall’inizio della cura e addirittura il 50 per cento dopo tre mesi, in coincidenza dell’insorgere degli effetti collaterali che, rassicurano i medici, non vanno confusi con eventuali effetti tossici. «Si tratta di fenomeni passeggeri (come nausea e giramenti di testa per quel che riguarda i serotoninici; aumento della pressione arteriosa nei triciclici) che scompaiono dopo pochissimo tempo – dice Girardi –.
Altro esempio di disinformazione gratuita: effetti collaterali come akathisia, pensieri suicidi ed auto-mutilazioni non sono da considerarsi gravi solo perché non sono tossici? E l’assuefazione (un altro effetto collaterale maggiore) dove la mettiamo? Com’è che ai ricercatori non risulta che gli effetti collaterali dei serotoninici siano passeggeri e scompaiano dopo pochissimo tempo? Stando ai documenti ufficiali non risulta nemmeno alla Lilly, la multinazionale produttrice del serotoninico per antonomasia: il Prozac.
La terapia con psicofarmaci richiede tempi adeguati e dosi equilibrate e non può essere interrotta di colpo, senza consultare il medico, se si vuole evitare la sindrome da sospensione».
«Sindrome da sospensione», un eufemismo “dotto” per dire assuefazione, un effetto tipico delle droghe, un effetto che garantisce la fedeltà dei clienti-pazienti. A tale effetto, di per sé molto persuasivo (mai visto qualcuno in crisi di astinenza in cerca della dose?), si aggiungono le esortazioni degli “esperti” a non interrompere la terapia. Questo è l’unico caso conosciuto in cui lo spacciatore può liberamente spacciare e promuovere tale spaccio dall’alto di una cattedra universitaria o con l’ausilio di una testata giornalistica.
«Dopo 20-30 giorni di terapia farmacologica vedo star bene persone che hanno sofferto per anni, distruggendo se stessi e le vite di chi è loro intorno», dice Rodolfo Mangia, responsabile del centro per la cura della depressione e i disturbi dell’umore, «persone annullate dalla malattia dal senso di colpa e dalla vergogna».
Si lascia giudicare questa affermazione mirabolante a coloro che hanno in casa un familiare sottoposto a detta terapia farmacologica. Si aggiunge che potremmo essere di fronte ad un possibile caso di “pubblicità ingannevole”, e ci piacerebbe aiutare il nostro prossimo (ad esempio tu che ci leggi) nel non farsi ingannare.
La depressione può colpire chiunque, anche se la personalità, eventi stressanti e soprattutto la familiarità, giocano un ruolo importante nell’insorgenza di questa malattia che colpisce il 7 per cento dei giovani tra i 18 e i 24 anni, una donna su quattro e un uomo su sei almeno una volta nel corso della vita. A maggior rischio i periodi adolescenziali e della prima giovinezza soprattutto per le donne: gli uomini invece rischiano di più dai trentacinque ai quarantaquattro anni. I sintomi tipici della malattia sono l’alterazione dell’umore, il senso di solitudine, la mancanza di speranza, sensi di colpa e dubbi.
Analizziamo bene la parte iniziale di quest’ultimo paragrafo: «La depressione può colpire chiunque, anche se la personalità, eventi stressanti e soprattutto la familiarità, giocano un ruolo importante nell’insorgenza di questa malattia».
La depressione può colpire chiunque è un’affermazione terroristica atta a creare panico, a vedere il male incombere su di noi, e di per sé è sufficiente in taluni casi a creare depressione, sconforto, sgomento e senso di impotenza verso il “fato sempre in agguato e minaccioso”.
… anche se la personalità, eventi stressanti e soprattutto la familiarità, giocano un ruolo importante nell’insorgenza di questa malattia, facciamo un esempio di come potrebbe essere collocata nella realtà quotidiana questa affermazione. Prima però è necessario capire che cos’è la “depressione” secondo questi terapeuti: la depressione sarebbe causata dalla mancanza di una sostanza chimica nel cervello, la serotonina, sarebbe quindi una malattia “organica” risolvibile con l’assunzione di farmaci che immettono nell’organismo la serotonina mancante ristabilendo così un “equilibrio” naturale di detta sostanza.
Ora, poniamo che una signora con prole si ritrovi improvvisamente vedova e con l’incombenza di dover provvedere da sola alla crescita, l’educazione e il mantenimento dei propri figli. Questo sarebbe indubbiamente un evento stressante. Poiché le è venuto a mancare l’uomo che amava, la signora sarà triste nonché notevolmente preoccupata per il proprio futuro: in una parola sarà “depressa”. Questa, tuttavia, ci sembra essere una manifestazione umana del tutto comprensibile e normale in una tale evenienza, e ci stupiremmo del contrario. Cosa c’entri la serotonina con la depressione di questa signora lo sa solo il buon Dio… e forse nemmeno Lui.
Un aiuto sicuramente “terapeutico” per questa signora sarebbe una sicurezza economica che le garantisse di poter crescere, educare e mantenere i propri figli. Senz’altro un aiuto sarebbe l’incontro con un altro uomo che la amasse veramente e che prendesse il posto a tutti gli effetti del marito scomparso. Mentre dire a questa signora (e convincerla) che lei ora è “malata” di depressione, e drogarla (pardon curarla) con dei serotoninici che le causeranno con molta probabilità akathisia, pensieri suicidi ed auto-mutilazioni, ci sembra pura crudeltà. Per non parlare dei figli che sarebbero costretti a vivere con una madre in queste condizioni.
Si lascia al lettore l’incombenza di trovare altri esempi come quello sopra, affinché sia chiaro che il cosiddetto “male oscuro”, la depressione, è semplicemente una bugia a cui si è dato un alone di “scientificità” al fine di creare, espandere e mantenere un business finanziario colossale.
Tuttavia, con ciò non vogliamo sostenere che la depressione non esiste: è una manifestazione umana osservabile da chiunque, così come chiunque, però, può osservarne le cause vere. E la cura non è sicuramente l’antidepressivo di turno, bensì la risoluzione di quei problemi, circostanze, eventi che l’hanno causata. Vale quindi molto di più avere intorno a sé persone amiche pronte ad aiutare in qualsiasi modo, anche con parole incoraggianti, con un sorriso, etc., che non spacciatori in camice bianco che ci offrono pillole della “serenità”.
Da: www.nsoe.com
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