Metodo Di Bella, Storace riapre il caso
Sarà istituito un gruppo di lavoro
Metodo Di Bella, Storace riapre il caso
Il neoministro: valuteremo se rimborsare i farmaci. L’oncologo Amadori: la sperimentazione è fallita
ROMA - È una delle priorità indicate poche ore dopo la nomina nel governo Berlusconi. Rimborsare la terapia antitumorale chiamata come il fisiologo modenese che l’ha messa a punto, Luigi Di Bella. Il ministro della Salute è già passato alla fase operativa. E in un’intervista a Tempo Medico Francesco Storace annuncia: «Ho sempre detto che ritengo doveroso garantire la libertà di scelta, perché non si può negare la speranza. Nel Lazio abbiamo sostenuto i pazienti meno abbienti, rimborsando la somatostatina. Mi è già arrivata la richiesta di inserirla in fascia A. Valuterò cosa si può fare. Sarà istituito al più presto un gruppo di lavoro». Giuseppe Di Bella, figlio del professore morto due anni fa, conferma di aver avuto numerosi contatti col successore di Sirchia: «Storace mi ha chiamato il giorno dopo essere salito in Quirinale. Era a Rimini, voleva sapere dove si trovasse la tomba di papà per metterci un fiore. Lui ha sempre creduto nel nostro metodo». Di Bella lunedì scorso è andato al ministero per consegnare il dossier sulla cura basata su un farmaco, la somatostatina, e su una serie di altre molecole (acido retinoico, vitamina D, melatonina) del cocktail.
Si riapre il caso esploso nel 1997. Per chiedere allo Stato di distribuire gratuitamente la cura i malati scesero in piazza. Il mondo politico si spaccò in due, la somatostatina venne identificata come «di destra», perché sostenuta fortemente da An, allora all’opposizione. La maggior parte della sinistra era contraria. Al posto di Storace c’era Rosy Bindi. Oggi la deputata della Margherita nel suo libro edito da Jaca Book, La salute impaziente , prefazione di Romano Prodi, in un capitolo intitolato «Un paradigma negativo del Ssn», scrive: «Credo che abbia fatto scandalo e dato fastidio una donna che non si tirava indietro rispetto ai conflitti e al tempo stesso non affrontava i problemi sociali con quel buonismo di maniera che in politica confonde i diritti con la beneficenza, la verità col quieto vivere.
Il caso Di Bella rimane a distanza di anni un ricordo doloroso. Una vicenda drammatica e difficile». Nella commissione ministeriale che quell’anno venne incaricata di avviare i protocolli della sperimentazione del metodo per valutarne l’eventuale efficacia c’era anche l’oncologo Dino Amadori: «La sperimentazione fallì, i dati sono inconfutabilmente negativi. Per noi il problema è chiuso, non c’è motivo per riaprirlo. I malati bisogna aiutarli con farmaci scientificamente provati ed efficaci sul piano terapeutico e palliativo. Nel ’98 tutti e 10 i protocolli avviati si conclusero negativamente. Non ritengo necessarie ulteriori indagini. Non vorrei trovarmi nei panni dei colleghi che verranno nominati nel gruppo di valutazione annunciato da Storace». Di Bella insiste, parla di «nuove prove, pubblicate se prestigiose riviste internazionali che suffragano la validità del metodo». Consultabili sul sito www.metododibella.org le interrogazioni sottoscritte da parlamentari di An, Lega e FI».
Fonte:
Il Corriere della sera