Inquinamento e feti malformati
Inquinamento e feti malformati
L'Associazione Carlo Bortolani Onlus è diventata proprietaria del Microscopio Elettronico a scansione ambientale...
17-07-2007 - Fonte: Dillo ad Alice
Scoperta correlazione fra inquinamento ambientale e feti malformati
Terminata la raccolta fondi lanciata da Beppe Grillo, l’Associazione reggiana Carlo Bortolani Onlus è diventata proprietaria del Microscopio Elettronico a scansione ambientale per il valore di Euro 378.000,000. Firmata la convenzione con l’Università di Urbino che vede la Dott.ssa Antonietta Gatti responsabile scientifico.
All'inizio del mese di giugno si è svolto a Vienna il congresso mondiale "Health Children and Environment" promosso dall'Organizzazione Mondiale della Sanità dove hanno partecipato anche tutti i Ministri della Sanità dei Paesi della Comunità Europea e gli ONG che si occupano di Salute.
Alice intervista la scienziata dott.ssa Antonietta Gatti che proprio al congresso di Vienna ha illustrato i risultati delle prime ricerche svolte attraverso l'utilizzo del microscopio a scansione ambientale acquistato grazie alla campagna di solidarietà promossa da Beppe Grillo e di proprietà
dell' Associazione Carlo Bortolani Onlus.
La scienziata Dott.ssa Antonietta Gatti ha presentato al congresso mondiale di Vienna "Health Children and Environment" i primi risultati delle ricerche svolte con l’utilizzo del microscopio grazie alla campagna di solidarietà promossa da Beppe Grillo.
- Dott.ssa, a marzo si è conclusa la raccolta fondi lanciata e sostenuta da Beppe Grillo dove l'Associazione Carlo Bortolani Onlus ha fatto da collettore nazione e finalmente lei è diventata responsabile scientifico dei progetti che si portano avanti con l'utilizzo del nuovo microscopio. Cos'ha provato quando si è trovata di fronte al nuovo strumento a scansione ambientale?
Uno strumento più moderno, più potente, rappresenta per un ricercatore quello che è il giocattolo tanto sognato per un bambino. Tranne che questo giocattolo è in grado di portare a nuove scoperte che possono a sua volta far felici altre persone oltre a me, naturalmente.
- Ci spieghi bene che tipo di ricerche si portano avanti con quel microscopio.
Questo microscopio è in grado di vedere oggetti con dimensioni pari a qualche milionesimo di millimetro, cioè può vedere oggetti piccoli come le nostre proteine o il nostro DNA. Vedere cose sempre più piccole significa alcune volte scoprire altri mondi, quindi apportare nuove conoscenze. Pasteur scoprì i microbi proprio servendosi di un microscopio. Come lui, se saremo altrettanto bravi, ora possiamo scoprire il perché di molte malattie e, magari, di debellarle. Naturalmente, e purtroppo, il microscopio da solo non basta. Anzi, non serva a nulla se non lo si pilota come si deve.
- Recentemente è stata invitata anche alla Camera dei Lord. Di cosa ha parlato?
Sono stata invitata per la seconda volta da Lord Morris of Manchester, presidente della Commissione Inglese per le patologie cosiddette da Uranio impoverito che colpiscono i soldati. In quell'occasione erano presenti anche medici e scienziati americani e con loro si sono dibattuti i risultati delle ricerche su queste nuove patologie che colpiscono egualmente, ma in modo diverso, i soldati americani, inglesi ed italiani al ritorno rispettivamente dalla I e II Guerra del Golfo e dalla Guerra dei Balcani. (ndr: per chi desidera conoscere ulteriori approfondimenti sull'argomento, può scaricare alcuni articoli dal sito (www.stefanomontanari.net).
- Anche con il Governo Prodi fa parte della Commissione senatoriale d'inchiesta sull'Uranio impoverito.
La Commissione mi ha nominata di nuovo esperto al suo interno assieme ad altri consulenti allo scopo di capire il perchè di quelle patologie. A mio avviso, l'Uranio impoverito non è direttamente responsabile di tali patologie ma lo è l'inquinamento creato da bombe ad alta tecnologia fra cui, ma non solo, quelle all'Uranio impoverito.
- Il primo progetto di ricerca concordato insieme a Beppe Grillo e all'Associazione Carlo Bortolani Onlus riguarda i feti. Sono stati raggiunti risultati?
Attorno al microscopio abbiamo creato un primo studio che riguarda "I bambini e la loro salute". Si è creato un gruppo di studio che comprende l'Anatomia Patologica dell'Ospedale di Mantova, la Pediatria dell'Università di Catania e l'Anatomia Patologica dell'Università di Malta. Con questi partner abbiamo cominciato a studiare i feti malformati, cercando di capire se esiste una correlazione fra l'inquinamento ambientale, la salute della madre ed un possibile loro coinvolgimento allo stato embrionale. I primi risultati sono stati presentati ad un Congresso Mondiale a Vienna.
E' indispensabile rendersi conto, però, che tutte le ricerche, e questa non fa eccezione, oggi hanno costi elevati. Al momento stiamo tutti prestando la nostra opera per puro volontariato, ma il problema è quello delle spese vive che sono tutt'altro che trascurabili. La speranza è che qualcuno ci dia una mano.
- Sono stati raggiunti dei risultati specifici?
Certo. Sono stati presentati al Congresso mondiale "Health Children and Environment" che si è tenuto a Vienna ai primi di giugno. Tali risultati indicano con chiarezza che polveri ambientali ultra-sottili, se respirate o se ingerite dalla madre con cibo contaminato, possono passare nella sua circolazione sanguigna e da questa alla circolazione fetale. Così, polveri fisicamente e chimicamente tossiche possono venire a contatto con l'embrione ed indurre malformazioni. In questo caso, i geni possono risultarne mutati, ma l'induzione è avvenuta durante lo stato embrionale, cioè non è stata trasmessa dalla madre o dal padre col proprio codice genetico.
- E' possibile fare prevenzione di fronte a questi rischi?
Sì, è possibile fare prevenzione, e spesso questo non costa nemmeno tanto. Se restiamo nell'ambito del bambino non ancora nato, una donna gravida, per esempio, non dovrebbe vivere per tutto il periodo della gestazione in ambienti inquinati. Non solo: non dovrebbe neanche mangiare cibi che sono cresciuti in quell'ambiente inquinato e non dovrebbe maneggiare gli abiti da lavoro del compagno se questo lavora in ambienti sporchi di polveri come un inceneritore, una fonderia, un cementificio o fa il saldatore. Può essere leggermente seccante, ma, con un po' di cultura si possono attuare le opportune precauzioni.
- E' possibile al giorno d'oggi vivere in un ambiente non inquinato?
Certo. Ovviamente va individuato. Le porto ad esempio un caso. In una famiglia non italiana un bimbo nacque con gravissimi problemi di salute. I medici l'avevano dato per “spacciato”. La famiglia vendette tutto e decise comprare una barca e vivere in mezzo al mare. Ebbene, nel giro di poco tempo a quel bambino si sono quasi azzerati i problemi di salute.
- Secondo lei, vivere in zone industriali può essere un rischio per la salute?
Sì, il rischio c'è. Noi viviamo in un ambiente altamente inquinato e continuiamo a peggiorare le cose bruciando di tutto.
Il punto è che noi, per non vederci più davanti tutto quanto crediamo non ci serva più, compresi tanti scarti della produzione industriale, facciamo dei bei falò. Ma questa roba la eliminiamo solo dalla nostra vista. In verità ce la ritroviamo nell'ambiente in forma di polveri sottilissime, che io, con il famoso microscopio, vedo senza difficoltà, misuro ed analizzo. Purtroppo, poi, queste polveri sono incomparabilmente più tossiche rispetto ai prodotti di partenza, vale a dire quei rifiuti che non volevamo più vedere. Va da sé che se è vero che gl'inceneritori, cioè i falò di cui parlavo, sono tra i grandi colpevoli dell'inquinamento, se non altro per la loro assoluta inutilità, bisogna sapere che tutte le forme di combustione generano polveri. Dunque, i motori a scoppio, le centrali elettriche ad oli pesanti o a carbone, le acciaierie, i cementifici e, insomma, dovunque si bruci.
Dal punto di vista fisiologico, e parlo della fisiologia che tiene conto anche dei nostri studi, quelle polveri vengono inalate, entrano nei polmoni che non sono capaci di trattenerle e che, anzi, sono un vero e proprio colabrodo, e finiscono nel sangue entro poche decine di secondi. Da lì, finiscono in poche decine di minuti a tutti i tessuti del nostro organismo dove possono fare guai. Ecco, allora, la lattina di Coca Cola, il vassoio di plastica dove c'era la carne, una bomboletta spray ecc. che ho gettato nell'immondizia me li ritrovo nell'aria e poi dentro il mio corpo. L'inquinamento che ho creato fuori, nell'ambiente, ci insegue, ci pervade, si impossessa di noi, ci fa ammalare e talvolta ci uccide.
Fonte: www.dilloadalice.it