Studio inglese: dubbi sugli antidepressivi
IL PROFESSOR MENCACCI: «SONO FARMACI CHE HANNO FATTO LA DIFFERENZA»
Studio inglese: dubbi sugli antidepressivi
Secondo un ricercatore funzionerebbero poco più del placebo. L'esperto italiano: «Sospenderli è pericoloso»
LONDRA - Gli antidepressivi, assunti da milioni di persone che soffrono di depressione, non produrrebbero effetti significativi. Il dubbio viene insinuato dal quotidiano britannico «Independent», che dedica la sua apertura allo studio condotto dall'equipe del professor Irving Kirsch, dell'Università di Hull, i cui risultati sono pubblicati sulla rivista on line «Public Library of Science (PLoS) Medicine». Lo studio, ha precisato il ricercatore, è stato presentato alla FDA (l'ente americano per il controllo sui farmaci) e sarà sottoposto anche alle autorità regolatorie europee. Diversi antidepressivi, stando alla ricerca, indurrebbero miglioramenti «minimi» rispetto al placebo (il farmaco «finto» che viene somministrato come termine di paragone nelle sperimentazioni) valutabili in due punti sulla «scala Hamilton della depressione», una specie di classifica della gravità della malattia che si compone di 51 punti. Questo è stato sufficiente perchè le molecole in questione ottenessero l'autorizzazione alla commercializzazione anche in Gran Bretagna ma, sottolinea il giornale,anche se l'Istituto nazionale per l'eccellenza clinica (Nice) stabilisce che sono necessari tre punti sulla scala Hamilton per stabilire una differenza clinica significativa. Il Nice ha approvato l'uso commerciale perchè si è basato sui dati di sperimentazione pubblicati, da cui risultavano effetti terapeutici molto più vistosi. «Stando ai risultati - ha osservato il professor Kirsch - non sembrano esserci grandi motivi per prescrivere gli antidepressivi se non alle persone affette da depressione grave».
La popolarità degli antidepressivi, introdotti alla fine degli anni ottanta, è schizzata alle stelle, scrive l''Independent, dopo le campagne in cui le industrie farmaceutiche assicuravano che si trattava di prodotti sicuri e con minori effetti collaterali rispetto ai vecchi antidepressivi triciclici. Questi antidepressivi sono noti come inibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRIs).
NOTIZIE PERICOLOSE - «Sia Fda e che Nice hanno da diversi anni pubblicato nelle loro raccomandazioni di questi e altri antidepressivi» commenta il professor Claudio Mencacci, primario del reparto di psichiatria dell'ospedale Fatebenfratelli di Milano. «La loro introduzione ha permesso a milioni di persone di ricevere cure che hanno migliorato significativamente la qualità della loro vita, che hanno ridotto il numero dei suicidi e che hanno migliorato una serie di patologie organiche, da quelle cardiache a quelle tumorali, associate alla depressione».
«Il problema, per chi fa la medicina nelle corsie, e non sulla carta, è piuttosto quello di avvicinare le persone alle cure. Oltretutto notizie di questo genere date in modo acritico rischiano anche di indurre persone in terapia a smettere esponendole a grossi rischi». «Ricordiamo infine che gli antidepressivi hanno permesso di dare una cura a patologie che per millenni non solo non sono state trattate efficacemente, ma hanno addirittura prodotto una stigma di peccato o di vizio, come per esempio l'abulia»
l.r.
26 febbraio 2008