Vaccini: perplessità sulla vaccinazione anti-papillomavirus umano
Lunedì 27 Ottobre 2008 - Secondo Charlotte J Haug, editore del Journal of Norwegian Medical Association di Oslo, nonostante i promettenti risultati clinici, non c’è ancora evidenza sufficiente per poter dire di disporre di un vaccino efficace contro il tumore della cervice.
Diversi ceppi di papillomavirus umano ( HPV ) possono causare il tumore al collo dell’utero. Contro due di questi sierotipi oncogenici ( HPV-16 e HPV-18 ) sono stati realizzati due vaccini: Cervarix e Gardasil.
Tuttavia, nonostante il gran clamore dato dalle società produttrici, non si conosce se questi vaccini saranno efficaci nel prevenire l’insorgenza del tumore, e lo si saprà solo tra qualche decennio.
- Rimangono aperte diverse questioni:
a) Viene dato per certo che i vaccini contro il papillomavirus inducano una risposta immunitaria per tutta la vita. In realtà nessuno può in questo momento fare affermazioni in tal senso; potrebbe essere necessario un richiamo, con tutte le difficoltà connesse alla ri-vaccinazione.
b) Poiché sono 15 i sierotipi che possono causare il tumore della cervice, la risposta immunitaria contro due di loro, potrebbe modificare la storia naturale della malattia, e far si che altri tipi di HPV prendano il posto di quelli neutralizzati.
c) Poiché anche dopo la vaccinazione è necessario sottoporsi al Pap test, si teme che le donne vaccinate si sentano sicure e siano meno disposte ad eseguire periodicamente lo screening.
Non è neppure da trascurare il fatto che i vaccini contro il papillomavirus siano associati ad eventi avversi gravi, seppure rari. ( Xagena Medicina )
Fonte: NEJM, 2008
Link: Vaccini.net
Link: MedicinaNews.it
PERCHE TUTTE LE VOLTE CHE MIA FIGLIA FA IL RICHIAMO DEL PAPILLOMA VIRUS IL CICLO SI BLOCCA PER CIRCA MESI SEI L'ULTIMO FATTO LUGLIO 09 IL CICLO E RITORNAT A DICEMBRE 2009 , USL DEL MIO PAESE MI DISSE CHE LA COSA NON ERA POSSIBILE
SECONDO ME SI . TUTTE LE VOLTE SUCCEDE COSA SERVE FARE IL VACCINO SE POI CAUSA ALTRE CONSEGUENZE SE DOVESSE ESSERCI ALTRO RICHIAMO PENSO PROPIO DI NON ADERIRE SALUTI
I bambini cavia
r.s. a cura della redazione ECplanet
CHOC IN ARGENTINA: Dodici morti durante la sperimentazione del vaccino
Dodici bambini di pochi mesi morti mentre erano sottoposti alla sperimentazione di un vaccino. Una storia che ha luogo in una delle zone più povere dell'Argentina, ancora segnata dalle conseguenze della crisi economica di cinque anni fa.
La casa farmaceutica in questione è la multinazionale GlaxoSmithKline (Gsk), che agli inizi del 2007 ha cominciato la somministrazione di quindicimila vaccini contro lo pneumococco - un batterio che può causare malattie respiratorie, meningite e otiti - ad altrettanti bimbi minori di un anno in tre regioni del nord argentino, Mendoza, San Juan e Santiago dell'Estero.
Le autorità sanitarie argentine hanno avviato un’indagine e sospeso la sperimentazione. Secondo gli autori della denuncia resa pubblica in questi giorni i genitori, di origini umili, firmavano senza sapere che si trattava di una sperimentazione in fase tre, direttamente su umani, di un farmaco che poteva comportare dei rischi. Secondo la federazione dei medici argentini, che accompagna i familiari delle vittime, almeno 12 bambini sono morti per complicazioni legate alla cura.
Julieta Ovejero ha accettato di raccontare la storia di suo nipote Gabriel, nato il 22 maggio del 2007 all'ospedale regionale di Santiago. «I medici hanno diagnosticato complicazioni respiratorie e lo hanno tenuto in osservazione. Due mesi dopo sono arrivati i dottori del laboratorio offrendoci il loro trattamento. Sicuro e indolore, ci hanno detto, e ci siamo convinti».
Dopo la prima iniezione la salute di Gabriel è peggiorata, fino alla morte ai primi di ottobre. «Ci hanno restituito il suo corpicino con due giorni di ritardo perché gli hanno fatto l’autopsia. I risultati, però, non ce li hanno mai dati e ancora adesso non sappiamo di cosa è morto».
I responsabili della casa farmaceutica, che sta sperimentando il vaccino anche in Colombia e a Panama, negano che i decessi siano legati al farmaco. Si stanno preparando per la battaglia legale, anche se sono poche le famiglie disposte a portare avanti la denuncia. «Sospettiamo - spiegano alla federazione dei medici argentini - che le vittime possano essere anche più dei dodici casi registrati ma è difficile scoprirlo perché c’è molta paura e ignoranza. Denunciamo anche la complicità delle autorità locali, di medici e primari che hanno accettato di portare avanti un trattamento del genere nelle strutture pubbliche».
Sorprendente la dichiarazione di Enrico Smith, il medico responsabile della cura della Gsk a Santiago dell'Estero. «Dodici vittime su quindicimila casi - ha spiegato al quotidiano “Critica” - è un numero molto basso, notevolmente inferiore ai bimbi che muoiono ogni anno per le malattie legate al virus dello pneumococco. Chi ci critica non prende in considerazione il fatto che la mortalità infantile in queste regioni è molto alta, indipendentemente dalla nostra presenza».
Il caso vuole che Smith abbia ottenuto la licenza per la Gsk direttamente da suo fratello, responsabile del dicastero regionale della Salute, che si è giustificato spiegando che alla provincia rimarranno in dotazione delle apparecchiature nuove di zecca donate dalla casa farmaceutica. Sei bambini morti in meno di un anno nella sua regione non sembrano convincerlo che qualcosa non va.
«La sperimentazione - ha spiegato Ana Maria Marchese, pediatra all’ospedale provinciale - è stata spostata dove sapevano che avrebbero potuto operare senza problemi. A Cordoba, dove si trova il centro specializzato che studia i risultati dei test, non hanno ottenuto la licenza. La legge dice che ci deve essere un’informazione chiara e completa sui rischi del trattamento, cosa che non è avvenuta». Ogni famiglia avrebbe ricevuto dalla Gsk un compenso di ottomila pesos, quanto guadagna un operaio argentino in un anno di lavoro.
Soldi facili e sicuri, assieme alla promessa di far seguire il piccolo dai migliori specialisti. Il caso è arrivato in parlamento con una denuncia firmata da due deputati di maggioranza e opposizione. In Argentina c’è un altro precedente tragico che risale al 1980 quando si testò sotto il regime militare un vaccino contro la rabbia.
Il problema resta per i bambini che hanno iniziato il trattamento. Secondo gli autori della denuncia, le famiglie stanno ricevendo costanti pressioni per andare avanti. «Arrivano a casa tua - spiega la zia di Gabriel - e ti dicono che se non accetti la cura la polizia potrebbe portarti via tuo figlio. Molte famiglie sono numerose e ignoranti, molti genitori firmano senza sapere di cosa si tratta perché sono analfabeti. Se avessimo saputo che c'era un rischio anche minimo di perdere Gabriel non avremmo mai accettato. Adesso possiamo solo piangerlo, nessuno ce lo ridarà mai più».
Data articolo: agosto 2008
Autore: Emiliano Guanella
Fonte: www.lastampa.it