CELIACI, OVVERO…GENETICAMENTE MORTIFICATI
Fonte: CCSNews
Grano OGM/aumento casi di celiachia? Sembrerebbe proprio di si? Negli anni ’70 il grano “Cappelli” venne irradiato in laboratorio con i raggi gamma per renderlo più produttivo e precoce. Ma a quale prezzo? Da allora i casi di intolleranza al glutine (contenuto nel frumento e in altri cereali) sono cresciuti in maniera esponenziale, arrivando all’incidenza di una persona malata ogni 100/150 (negli anni ’60 il rapporto era di uno ogni 1000/2000).
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C’era una volta, in Puglia, un grano duro di nome “Cappelli”. Fino agli anni ’60 questo alimento era alla base della dieta della popolazione pugliese, ma questo povero grano, unica varietà coltivata nel Mezzogiorno d’Italia, apprezzato per la qualità, era, purtroppo per lui e per noi, poco produttivo. Così, un bel giorno del 1974, il Professore Gian Tommaso Scarascia Mugnozza, (attuale presidente dell’Accademia delle Scienze) con un gruppo di ricercatori del CNEN (Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare) indusse una mutazione genetica nel grano duro denominato “Cappelli”, esponendolo ai raggi gamma di un reattore nucleare per ottenere una mutazione genetica e, in seguito, incrociandolo con una varietà americana. Dopo la mutazione, il povero grano era diventato “nano”, mostrando differenze, in positivo, in caratteri come la produttività e la precocità nella crescita.
Questo nuovo tipo di grano mutato geneticamente, non OGM, ma irradiato, fu battezzato “Creso” e, con esso oggi si prepara ogni tipo di pane, pasta, dolci, pizze, alcuni salumi, capsule per farmaci, ecc. (con questa farina si prepara circa il 90% della pasta venduta in Italia). Quello che pochi sanno è che, il grano Creso, è responsabile dell'enorme aumento della celiachia, per l'alterazione del pH digestivo e la perdita di flora batterica autoctona, che determinano anomale reazioni anche per l'aumento di glutine che quel tipo di grano mutato geneticamente ha apportato all'alimentazione umana.
Celiachia. Ovvero intolleranza permanente al glutine. Chi ne soffre, è costretto ad una dieta permanente priva di cibi e bevande che contengono questa proteina: essere celiaco è già una 'sfortuna', comporta l'assoggettamento ad una dieta rigida, la rinuncia a molti piaceri della tavola, l'esborso di una notevole quantità di denaro (i prodotti gluten-free sono molto costosi). Bisogna, insomma, adeguarsi ad uno stile di vita diverso da quello che siamo abituati a considerare normale.
E se la celiachia fosse il risultato di decenni di ripetuti e differenti interventi sulle varietà di grano che sta alla base della maggior parte del cibo che mangiamo? Questo si chiede Claudia Benatti, giornalista della Gazzetta di Modena, in un articolo inserito nel n. 193 di AAM Terranova. Nell’articolo raccoglie il parere del professor Luciano Pecchiai, storico fondatore dell'Eubiotica in Italia e attuale primario ematologo emerito all'ospedale Buzzi di Milano, il quale fornisce una spiegazione plausibile di questa correlazione causa-effetto, su cui occorrerebbe produrre indagini scientifiche ed epidemiologiche accurate. “E’ ben noto che il frumento del passato era ad alto fusto - spiega Pecchiai - cosicché facilmente allettava, cioè si piegava verso terra all'azione del vento e della pioggia. Per ovviare a questo inconveniente, in questi ultimi decenni il frumento è stato quindi per così dire “nanizzato” attraverso una modificazione genetica”. Appare fondata l'ipotesi che la modifica genetica di questo frumento sia correlata ad una modificazione della sua proteina e in particolare di una frazione di questa, la gliadina, proteina basica alla quale è dovuta l'enteropatia infiammatoria e quindi il malassorbimento caratteristico della celiachia.
Inoltre nessuno ancora ha trovato una spiegazione al fatto che l'incidenza della celiachia è aumentata in maniera esponenziale negli ultimi anni e l'allarme non accenna a rientrare: fino a qualche decennio fa, l'incidenza della malattia era di 1 caso ogni mille o duemila persone; oggi è 1 caso ogni 100 o 150 persone, con una crescita percentuale del 9% all’anno. In molti sostengono che l'aumento dei casi di celiachia sia una conseguenza del miglioramento delle tecniche diagnostiche, ma la spiegazione non convince, appare eccessivamente semplicistica e riduttiva.
Ad oggi, la dieta senza glutine, protratta per tutta la vita, è l'unica terapia in grado di garantire al celiaco una crescita quasi normale ed uno stato di salute del tutto sovrapponibili a quelli di un soggetto non celiaco. Detto questo, celiaci e non, con che occhi guardate ora un piatto di pasta?
di Elena Brinchi
anno 4 - numero 3 - edizione 2007 - del 11/01/2007
Fonte: CCSNews
La cosa + bella e' che stanno studiando la celiachia da 30 anni e' il meglio che stanno cercando di produrre e' una pillola che ti coibenti lo stomaco....
e chi va contro gli interessi della case farmaceutiche che producono (costosissimi) ordotti senza glutine???
"Pur non supportato da dati scientifici ho intuito anch'io che alla base dell'intolleranza al glutine ci fosse la modifica genetica apportata al grano duro."
..purtroppo - anzi, per fortuna - la ricerca scientifica non funziona così.
Capisco che per chi soffre di celiachia (o ha parenti/amici con lo stesso problema) avere una 'spiegazione' possa in qualche modo far meglio accettare la propria condizione.
Assodato ormai che la celiachia colpisce solo chi ha un particolare profilo genetico che lo rende suscettibile (suscettibilità che è ereditabile), qualcuno mi potrebbe spiegare come l'eventuale modifica genetica del grano effettuata negli anni '70 possa aver modificato a posteriori il patrimonio genetico di chi lo ha mangiato?!
O ritenete che il grano 'cattivo' abbia solo contribuito a scatenare il problema in chi è portatore?
(tra l'altro, perché la modifica con i raggi X è 'cattiva' mentre il Senatore Cappelli è un grano buono, anche se anch'esso è stato creato 'artificialmente' a inizio 900?!)
Ciao Giuseppe, il creso cappelli e il Senatore Cappelli sono due varietà differenti. LA varietà senatore cappelli è quella pre Creso, quindi è ok!
vai tranquillo!
sono interessato a contattare l'autore dell'articolo, che trovo brillante e "illuminante".
Pur non supportato da dati scientifici ho intuito anch'io che alla base dell'intolleranza al glutine ci fosse la modifica genetica apportata al grano duro.
Stiamo conducendo in questi giorni un'aspra protesta in tutta la sicilia (40 comuni occupati e un sit-in permanente a caltanissetta da 12 giorni) proprio sui grani di importazione. Il 14 pv incontreremo il ministro Zaia a Roma, ove io personalmente (essendo un medico) ho il compito (qual'ora ancora lui non lo sapesse) di informarlo sul grande "rischio" (leggasi certezza) di grandi quantita di grano che entrano in sicilia gm.
Spero in un vs contatto prima di questa data per avere dati utili da riportare in questa importante occasione.
Cordiali saluti
G.Di Baudo
Ma il grano Creso Cappelli e il grano Senatore Cappelli sono la stessa cosa?
A noi è stato dato il Senatore Cappelli come varietà antica mai sottoposta a modificazioni genetiche. E' vero? Sarei grato se qualcuno mi rispondesse.