A Milano una bambina di prima media è stata ricoverata in rianimazione neurochirurgica all'ospedale Niguarda. Quattro giorni prima aveva fatto il vaccino anti HPV. I medici: "Non si può stabilire con certezza il nesso di causa-effetto"
Vaccino anti papilloma: favorevoli e contrari
di Gioia Locati - 18 maggio 2012
Una bambina di 12 anni è stata colpita da una grave forma neurologica dopo essersi sottoposta al vaccino anti papilloma virus (HPV). È successo a Milano, alla fine di febbraio. La ragazzina, che chiameremo Anna, è ancora in cura all’ospedale Niguarda e sta seguendo un percorso di riabilitazione.
I genitori di Anna avevano aderito alla campagna promossa dalle Asl: alle preadolescenti è offerto il vaccino anti HPV in tre somministrazioni. Quattro giorni dopo la prima iniezione Anna ha manifestato importanti disturbi tanto da essere ricoverata d’urgenza nella rianimazione neurochirurgia dell’ospedale Niguarda. Stretto riserbo sulla prognosi e sul nome della malattia. Gaetano Elli, direttore medico di presidio dell’ospedale spiega che la “ragazzina è arrivata in rianimazione neurochirugica a fine febbraio accusando sintomi importanti di tipo neurologico e sta ancora recuperando”. Il medico precisa che “non si può stabilire con certezza il nesso di causa-effetto tra il vaccino e la sindrome” e che forse questo legame non verrà mai appurato. Nonostante ciò, aggiunge Elli: “Il fatto è stato immediatamente segnalato alle autorità competenti”, ossia Asl, Aifa e ministero della salute. Marino Faccini, responsabile profilassi e vaccini alla Asl milanese, ha assicurato che la sindrome che ha colpito Anna è il primo effetto collaterale importante da quando è partita la campagna vaccinale e ha precisato “che per sapere con certezza che è stato il vaccino a provocare la malattia bisogna fare uno studio epidemiologico accurato. Certamente c’è stato un nesso temporale, i disturbi sono comparsi a quattro giorni dalla prima somministrazione”. Che genere di disturbi? “All’inizio la sintomatologia ha fatto pensare alla sindrome di Guillam Barrè (malattia neurologica infiammatoria che porta alla paralisi degli arti) ma poi si visto che i parametri clinici non corrispondevano: è un’altra rara forma neurologica”.
La campagna di promozione del vaccino anti-papilloma è iniziata nel nostro Paese quattro anni fa con le bambine nate nel 1996. Sono 1.238mila 290 le adolescenti che hanno ricevuto le tre dosi di anti HPV dal 2008 al 2011. Il vaccino è bene ricordarlo, è facoltativo: lo stato italiano (come molti altri) ha deciso di regalarlo alle dodicenni perché è “il primo vaccino anticancro”. Di fatto è un vaccino contro un virus che nel 90% dei casi scompare da solo. E che quando si trasforma in un cancro viene subito diagnosticato grazie al pap test. Non solo. Le donne che muoiono per il tumore della cervice uterina oggigiorno sono davvero poche e in costante diminuzione (grazie al pap test), 90 in Italia e 275mila nel mondo (dati Oms), perché allora vaccinare a tappeto tutte le bambine dei Paesi del nord, quelli più industrializzati e più propensi a educare a sane norme di igiene sessuale? E perché considerare questa bassa mortalità alla stregue di una pandemia? Oltretutto l’anti HPV è uno dei vaccini più cari della storia, chi decide di farlo privatamente lo paga 600 euro. Ed è costosa pure la campagna di promozione. Le Asl inviano le brochure a domicilio ma nel “timore che il volantino venga buttato via sono coinvolte anche le scuole medie” spiega Marino Faccini della Asl milanese. Così le bambine ricevono in classe lo stesso volantino che viene inviato per posta e i loro professori hanno l’incarico di sondare se le famiglie si sono informate a dovere. Conferma Marino Faccini: “Siamo pagati in più per raggiungere gli obbiettivi per questo ci impegniamo a farlo in tutti i modi possibili”.
Ecco perché il provvedimento del vaccino gratis aveva diviso in due l’opinione pubblica nel 2008. E continua a dividerla oggi.
Abbiamo deciso di affrontare questo nuovo dibattito e di proporvi due opinioni contrapposte, una pro e una contro. Si parla di tumore, di prevenzione ma anche delle nostre bambine. Per noi che abbiamo figlie di quest’età e che abbiamo saputo dell’effetto collaterale del vaccino attraverso il passa parola fra mamme, il caso di Anna non è uno fra migliaia. È un’esperienza che ci tocca da vicino, un fatto che non riusciremo ad archiviare senza trarne un insegnamento.
Anna era una bambina sana, che faceva sport e correva: dalla fine di febbraio Anna è diventata un’adolescente malata. Che senso ha tutto questo?
Fonte: www.ilgiornale.it
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