L'USO E, SOPRATTUTTO, L'ABUSO DEGLI PSICOFARMACI NEI BAMBINI.
Avv. Roberto Mastalia
Premessa (doverosa)
Un'ennesima bellissima inchiesta della giornalista Cinzia Marchegiani (PSICOFARMACI PER BAMBINI: QUANDO PUO' ANDARE IN SCENA LA MERCIFICAZIONE DELLE MALATTIE) alla quale va il mio personale ringraziamento per le lodevoli iniziative e le inchieste di questi ultimi mesi.
In un paese "normale", dove ciascuno - medico, avvocato, politico, giornalista etc. - svolgesse correttamente il proprio compito, il proprio ruolo, l'attività di Cinzia Marchegiani potrebbe essere considerata anch'essa pressoché "normale" ma in un paese, come il nostro, nel quale nessuno sembra fare con professionalità e coscienza il proprio lavoro, professionisti come Cinzia Marchegiani dovrebbero essere tutelati e protetti come esemplari in via d'estinzione.
Spetta a tutti noi, seguendoli, aiutandoli, collaborando con loro, dando risalto al loro lavoro etc., far sii che non si trasformino in specie "estinte".
Venendo poi al contenuto dell'articolo, che sottoscrivo in pieno ed anzi ripercorre pressoché fedelmente, unitamente alle presenti considerazioni, tra le tante, una memoria da me depositata nei giorni scorsi in Tribunale nell'interesse di un genitore (padre) costretto a lottare contro l'ex coniuge ed il SSN (Servizio di NPIA della ASL ed un noto centro marchigiano che "segue" bambini autistici) per evitare di somministrare alla propria figlia di nove anni ulteriori psicofarmaci - risperidone o aripriprazolo - rispetto a quelli già iniziati a somministrare alla stessa sin dall'età di cinque anni ovvero carbamazepina e valproato di sodio allo scopo di “…correggere alcune anomalie elettroencefalografiche e successivamente di agire sul comportamento”!
E' chiaro come questa eccessiva "facilità" nella somministrazione di psicofarmaci nasconda (neanche tanto) un vero e proprio "business" in senso lato. Un business fatto di interessi economici e di potere da parte di soggetti pubblici e privati che si intersecano tra loro, ognuno a difesa del proprio "orticello" dimenticando però sistematicamente l'unico vero "orticello" che dovrebbe essere quello del bambino.
Un business, secondo la nostra ultradecennale esperienza, dettato da:
1). interessi economici, sia da parte di chi vende i farmaci che da parte di chi vi lucra "a latere" .
2) incapacità/mancanza di volontà di intervenire altrimenti da parte del SSN ed in particolare dei servizi di NPIA, refrattari a prendere anche solo in considerazione altre forme di intervento che risultano aver avuto successo in migliaia e migliaia di casi per timore di perdere "quote di potere" .
3) praticità, sia per i servizi di NPIA che per le scuole, per molti operatori, per certe "associazioni" e per certi "centri residenziali" o centri diurni" in quanto si fa prima, c'è bisogno di meno personale e meno formato perché non deve svolgere alcuna funzione importante, né didattica né di altra natura, ma deve semplicemente limitarsi a "guardare" (ogni tanto) il soggetto "obnubilato" per non dire altro. Carrozzoni che hanno lo scopo di creare guadagno, un indotto per chi li gestisce - privati e/o associazioni, per chi vi "lavora" (rectius, chi "osserva", mi perdonino i lavoratori veri per l'uso di tale termine) siano essi operatori di cooperative, di società o anche gli stessi medici delle USL a svolgere "inopportune" prestazioni extra moenia, dichiarate o meno come tali.
Conseguentemente, praticità per le famiglie che si trovano già il pacchetto (o pacco?!?!?!) pronto senza essere costrette a perdere tempo per andare a cercare ed a mettere quindi in pratica altri approcci terapeutici definiti comunque sempre e solo ciarlatanerie.
4) economicità (apparente) per le famiglie che così potranno usufruire - gratis - degli psicofarmaci forniti dal SSN anziché essere costrette a spendere denaro proprio per terapie cd "complementari" o "alternative".
Naturalmente, non importa nulla a nessuno dei predetti soggetti del fatto che gli psicofarmaci NON CURINO ma si limitino (nella migliore delle ipotesi, quando riescono ad avere effetto) a tenere sotto controllo i soli comportamenti esteriori e quindi:
-. nell'immediato, abbiano l'effetto di privare il paziente al quale vengono somministrati della lucidità necessaria ad iniziare/proseguire in un percorso di riabilitazione e miglioramento delle sue condizioni di salute, delle sue capacità cognitive nello studio e quindi di "integrazione".
-. col tempo, diano luogo ad assuefazione, necessitino di sempre maggiori quantità per ottenere sempre minori effetti.
-. a lungo termine, diano luogo ad una serie di problematiche organiche correlate, a partire dai "semplici" problemi epatici per finire ad altri ancora peggiori sui quali non è il caso di dilungarsi.
Il ricorso allo psicofarmaco, per le implicazioni psicologiche ed organiche che comporta, dovrebbe essere effettuato solo in seguito al fallimento di ogni altro approccio terapeutico, di qualsiasi natura esso sia.
Ricorrere agli psicofarmaci vuol dire "aver alzato bandiera bianca", essersi arresi al "male" ma anche le rese, come ben sa chi conosce la storia o ha anche solo cognizioni militari, possono essere di vari tipi ed avere diversa dignità: vi possono essere rese immediate, senza condizioni, che nascono spesso dalla paura, dall'ignoranza ed anche - perché no - spesso dalla "codardia"; oppure rese cd "con l'onore delle armi" che intervengono dopo che si è fatto il possibile - e spesso anche l'impossibile - per fare il proprio dovere con l'onore delle armi.
Dovrebbe essere quindi solo un'extrema ratio al termine di un percorso.
Invece, si assiste continuamente alla prescrizione di psicofarmaci a bambini di 3, 4, 5 anni etc., senza aver mai tentato alcun altro approccio ed è difficile pensare possa trattarsi di una scelta oculata e giustificata dal punto di vista medico-scientifico; una scelta fatta, come si dice, in scienza e coscienza, perché non ha nulla né della prima né tantomeno della seconda!
E' solo una resa incondizionata che rappresenta, secondo il parere dello scrivente, un vero e proprio DELITTO perpetrato nei confronti del bambino!
Se non si è in grado nemmeno di tentare di CURARE le problematiche di un bambino, basterebbe avere l'onestà intellettuale di ammetterlo e di consigliare di rivolgersi altrove anziché prescrivere certi farmaci!
Mi sembra di rivivere quanto accade molto spesso a quegli avvocati i quali, pur non avendo alcuna idea delle problematiche esposte loro dai clienti,anziché ammettere di non avere alcuna idea, pur di non perdere i clienti, si "inventano" procedure inesistenti facendo danni inenarrabili!
Oppure, altre volte, come nel caso delle procedure di indennizzo e di risarcimento danni conseguenti alle vaccinazioni, chiedono ai clienti di informarsi contro chi poter far causa, di trovarsi i medici, le sentenze e magari informazioni da altri colleghi che conoscono la materia!
Potrà sembrare una boutade, invece è ciò che il sottoscritto - come ben sanno sia gli altri amministratori che altri professionisti con i quali collaboro - deve sentire con cadenza settimanale da genitori o interessati disperati mandati alla ricerca di una sorta di "segreto" da "professionisti" che non hanno volontà o forse capacità per riuscire a studiare da soli la materia!
Tornando agli psicofarmaci e scusandomi per la digressione ma avevo un paio di "sassolini" da togliermi dalle scarpe, nessuno, ripeto NESSUNO, all'atto della prima prescrizione/somministrazione si prende mai la briga di avvertire le famiglie del fatto che gli psicofarmaci non curano e col passare del tempo tendono a perdere efficacia, a dare assuefazione ed a provocare una serie di complicazioni, anche gravi.
Meditate gente, meditate!
Avv. Roberto Mastalia
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