MEDICI: SCIOPERO NAZIONALE CONTRO L'ABOLIZIONE DEL MEDICO DI FAMIGLIA.
"TRAGEDIA" ALLE PORTE O...NON TUTTI I "MALI" VENGONO PER NUOCERE?
Commento dell'Avv. Roberto Mastalia alla notizia dello "SCIOPERO NAZIONALE CONTRO L'ABOLIZIONE DEL MEDICO DI FAMIGLIA"
Letta così, appare per quello che è ovvero l'ennesima idea "geniale" della Ministra della Salute la quale, ad onor del vero, ne ha avute molte in questi anni: peccato fossero tutte rigorosamente sbagliate!
In realtà, riallacciandoci a quanto scritto da noi più volte nei mesi scorsi ed a quanto dichiarato - sempre da noi - almeno tre anni orsono in sede di Commissione costituita presso la Regione dell'Umbria per la riscrivere i LEA, facendo i debiti distinguo e trovando delle ragionevoli alternative, potrebbe risultare meno peregrina di quanto non sia in realtà.
Vale la pena spiegare bene il concetto per evitare di incorrere negli strali di lettori prevenuti e poco attenti.
Chi, come il sottoscritto, è sul campo da qualche decennio, ha avuto modo di conoscere sia i medici cd "vecchio stampo" sia le nuove generazioni succedutesi negli ultimi decenni potendo toccare con mano la profonda differenza - umana oltre che "tecnica" - tra "vecchi" e "nuovi" medici.
I medici di un tempo, a partire dai cd "medici di condotta" o "medici condotti", erano infatti professionisti alle dipendenze dei comuni, che fornivano assistenza sanitari gratuita per i cittadini appartenenti alle categorie meno abbienti; figura sostituita, in seguito all'entrata in vigore della Legge n. 833 del 23.12.1978 da quella del "medico di famiglia", il quale esercita invece in qualità di professionista "convenzionato" col Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
I medici di un tempo "vivevano" nell'ambito della società (comune) nel quale esercitavano, si calavano integralmente in tale realtà, ed avevano una conoscenza diretta dei propri assistiti e delle rispettive famiglie dando luogo ad una vera e propria "fidelizzazione" familiare che andava avanti da generazioni.
Ciò consentiva da una parte di conoscere in toto non solo le problematiche dirette e personali del paziente ma anche quelle che potevano derivargli da problematiche familiari e dall'altra un notevole aumento della disponibilità nei confronti dei pazienti che si estrinsecava in una sorta di reperibilità 24h su 24h, visite domiciliari etc..
I medici di un tempo, infatti, non solo per le loro conoscenze mediche e culturali in genere ma anche per le loro riconosciute disponibilità ed onestà intellettuali, rientravano nella ristretta cerchia di persone che svolgevano un "ruolo" di spicco all'interno di una società insieme al Sindaco, al Maresciallo comandante della locale Stazione Carabinieri, al Parroco, al Farmacista, all'insegnante, svolgendo un ruolo fondamentale nella società che andava ben aldilà di quello strettamente "medico".
A questi medici ci si affidava integralmente, trovando in essi grande disponibilità.
Erano i tempi nei quali i medici, se c'era necessità, venivano a visitare i pazienti malati direttamente a casa e nei giorni successivi, anche senza essere richiamati, venivano periodicamente a sincerarsi del decorso della malattia del proprio paziente; tempi nei quali, a differenza di oggi, il medico prima di inviare il proprio paziente dallo specialista cercava di capire, di trovare lui stesso la soluzione perché considerava l'invio del paziente dallo specialista come una sorta di "sconfitta personale".
Oggi, però, le cose sono profondamente cambiate.
Il medico è un dipendente del SSN, si "allinea" a quello che gli viene indicato di fare in base a discutibili principi di "economia" che però riguardano solo certi tipi di attività (per altre, come noto, vige il principio dello sperpero continuo legalizzato) in modo tale da non avere "problemi", veri (pochi) o presunti tali (tanti).
La "convenzione" con il SSN ovvero con la USL di riferimento, è solo uno dei vari contratti - il principale - che intercorrono tra il "professionista" e la USL per ottenerne le prestazioni tra i quali, vale la pena ricordarlo, i contratti tesi a concedergli dei "bonus" in misura proporzionale alle vaccinazioni effettuate ai propri pazienti.
Il medico di famiglia tranne in rari casi, non riveste più il ruolo di "faro" di una società, non tanto e non solo perché è cambiata la società quanto piuttosto perché sono profondamente cambiati i medici, non solo la loro preparazione "tecnica" ma anche e soprattutto la loro "cultura generale" e l'immagine di onestà intellettuale che avevano un tempo.
Probabilmente, nel degrado dell'immagine del medico di famiglia o del pediatra di libera scelta, tra gli altri motivi, hanno contribuito:
-. un oggettivo decadimento della preparazione medico-scientifica;
-. la mancanza di studio e di aggiornamento "seri";
-. i tanti, troppi, scandali che hanno coinvolto tali "professionisti" soprattutto a partire dagli anni '90 del secolo scorso;
-. la mancanza di disponibilità nei confronti dei pazienti, che si estrinseca fin dall'inizio nell'avvertimento aprioristico che: "non si effettuano visite a domicilio" e che prosegue poi con il sistematico invio allo specialista di turno.
Avendo tra i clienti medici e, soprattutto, alcuni rappresentanti del farmaco, non è stato difficile comprendere i motivi per i quali medici e pediatri consigliano così spesso di rivolgersi a specialisti:
-. se indicano di rivolgersi ad uno specialista in generale, quello della stessa USL o comunque senza indicarne uno privato in particolare, allora siamo di fronte probabilmente solo ad un soggetto che, pilatescamente, sta' cercando di "lavarsene le mani" cioè di non assumersi responsabilità in ordine al caso di specie;
-. se, invece, consiglia di rivolgersi ad un professionista privato specifico allora siamo probabilmente di fronte ad un "professionista" che intende lucrare ulteriormente sul paziente grazie alle "royalties" che gli vengono garantite in quota fissa o "in percentuale".
Vale la pena ricordare che un medico di base massimalista, cioè quello stesso professionista che:
-. invia i propri assistiti automaticamente dallo specialista per non assumersi responsabilità;
-. non visita a domicilio;
-. non deve di fatto rispondere a niente ed a nessuno in ordine a giorni ed orari di apertura del proprio studio, tanto non controlla nessuno;
-. non rispondere, di fatto, in merito alla "decenza" o meno del suo studio medico;
-. spesso, quando non è disponibile in quanto in ferie oppure impegnato in convegni etc., non nomina neppure il suo sostituto, tanto....;
-. ha protestato per l'obbligo, introdotto solo recentemente, di dover utilizzare un computer anziché scrivere a mano;
-. spesso fa ricopiare le prescrizioni degli specialisti direttamente dalla segretaria (spesso la moglie) che provvede anche a timbrarle ed a firmarle in sua vece
cioè un professionista che, di fatto, se si fa gli affari propri, non deve rispondere di nulla a chicchessia e non ha alcuna responsabilità, può arrivare a guadagnare - in base alla convenzione ed alle varie possibilità lecite di "arrotondare" e senza considerare, naturalmente, quelle "illecite" - tra € 120.000,00 ed € 200.000,00 annui; cioè più di un primario che però, a prescindere da come sia diventato tale ovvero ai criteri più o meno oggettivi utilizzati per la nomina, ha comunque la responsabilità di un reparto, di personale medico e paramedico, deve assumersi la responsabilità delle decisioni ed è tenuto al rispetto di un orario previsto.
Simo di fronte, quindi, alla "burocratizzazione" ed alla "commercializzazione" di quella che dovrebbe essere una professione intellettuale.
Il discorso non è molto diverso per il pediatra di libera scelta.
Detto ciò, siamo ancora sicuri che le figure del medico di famiglia e del pediatra di libera scelta, per le loro competenze specifiche, per i servizi che garantiscono e per quanto guadagnano siano ancora le più indicate a rispondere alle esigenze della popolazione.
Per quanto ci riguarda, considerato che, col passare degli anni, si sono trasformati da "professionisti" ad una sorta di centro di prenotazione di visite specialistiche, una sorta di CUP piuttosto "caro", nutriamo più di un dubbio in proposito anche perché, vale la pena ricordarlo, di fatto, molto spesso, non esiste più un vero e proprio rapporto "fiduciario" e personale tra questi "professionisti", trasformatisi in meri "burocrati" ed i propri assistiti.
Se questa deve essere la loro funzione, allora per svolgerla potrebbe bastare un CUP aperto mezza giornata - dalle 08,00 alle 12,00 - o anche nel pomeriggio - dalle 16,00 alle 20,00 - gestito da personale non medico; con la differenza che, con quanto guadagna un singolo medico, ci si potrebbero pagare una decina di dipendenti!
Per questo motivo, francamente, non siamo aprioristicamente contrari alla sostituzione dei medici di famiglia e dei pediatri di libera scelta con dei centri gestiti da più professionisti che siano tenuti a rispettare turni di reperibilità che coprano l'intera giornata garantendo, quanto meno, disponibilità di orario e risparmi sui costi; tutto sta' a vedere quali saranno le reali alternative, quali i servizi, i costi ed i controlli per garantire la loro efficienza e la rispondenza a certi canoni.
Non tutti i "mali", forse, vengono per nuocere ed in ogni caso, purtroppo, spesso non sono loro ad indicarci la strada giusta per risolverli!
Avv. Roberto Mastalia
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