cura del Dott. Eugenio Serravalle e della Dott.ssa Alessia Zurlini
“Sul fronte dell’industria vaccinale vi sono state grandi novità: la liberalizzazione del prezzo dei vaccini, avvenuta alla fine degli anni ’80 in buona parte dei paesi Occidentali, ha finalmente rotto il gap dello statalismo che soffocava lo sviluppo dei vaccini imponendo prezzi bassi non remunerativi in cambio di mercato garantito e in assenza di competizione. Fare vaccini è diventato di nuovo conveniente: abbiamo visto un grande rilancio della ricerca, un’esplosione di attività promozionali e culturali, accompagnate da una aggregazione, in poche grandissime multinazionali, di buona parte dell’industria vaccinale.”
Così scriveva Donato Greco, Dirigente dell’Istituto Superiore di Sanità alla fine degli anni 90.
In effetti, da quando si è passati dai 3 vaccini degli anni ’80 (antipolio, antidif-tetanica) ai 15 odierni (aggiungendo quelli contro pertosse, Hib, epatite B, meningococco B e C, pneumococco, rotavirus, morbillo, parotite, rosolia, varicella, influenza) il “mercato” è cambiato, con guadagni consistenti da parte dei produttori.
Un’analisi costo-beneficio tratta da Canadian Immunisation Guide mostra come i vaccini più recenti costino molto di più per anno di vita salvato rispetto ai vaccini meno recenti.
Tratto da: Public Health Agency of Canada. Canadian immunization guide. Benefits of vaccination. 2013. www.phac-aspc.gc.ca/publicat/cig-gci/p01-02-eng.php. Valuta: dollari canadesi 1 ; 0,7 € ; 0,8 dollari USA. DTP = difterite, tetano, pertosse HBV =epatite B MMR = morbillo, parotite, rosolia PCV = pneumococcico coniugato la vaccinazione per i bambini PPV = vaccino pneumococcico polisaccaridico VZV = vaccino della varicella zoster.
Non c’è da meravigliarsi: è normale che l’industria farmaceutica guadagni vendendo i propri prodotti, come qualsiasi azienda. Quello che non è accettabile è l’intervento diretto o indiretto nelle politiche sanitarie dei governi, o l’insistere in spregiudicate tecniche di marketing per lanciare nuove malattie più o meno inventate (disease mongering).
E’ anche per questo che siamo sinceramente sbigottiti quando nel sito ufficiale dell’OMS ha fatto la comparsa un documento che potete consultare a questo indirizzo: http://who.int/influenza_vaccines_plan/resources/session_10_kaddar.pdf
Sbigottisce per il suo candore: non ci saremmo mai attesi che da un consulente economico del WHO venisse una conferma così dettagliata, così scrupolosa, così grottesca di quanto affermiamo da anni contro gli eccessi della politica vaccinale.
Le tabelle con i dati sul fatturato e i suggerimenti su come sviluppare il mercato delle vaccinazioni confermano che la vendita di vaccini è diventata per l’industria una miniera d’oro che deve essere curata e preservata per mezzo di politiche sanitarie che nei vari paesi sostengano, promuovano, ed incentivino le vaccinazioni. Non si specifica “anche le vaccinazioni inutili”, ma i dati e il testo che li accompagna parlano da sé.
Le prime slide evidenziano l’enorme potenziale di sviluppo che in questi ultimi anni ha contraddistinto le vendite di vaccini nei paesi sviluppati con un incremento del 10-15 % contro una crescita del 5-7% degli altri farmaci.
Nella trattazione che segue, riportiamo alcune slide del rapporto, traducendole per facilitare la lettura.
Tuttavia, il mercato in Occidente è piccolo, come mostrano i grafici, perché i tre quarti della popolazione mondiale risiede nei paesi in via di sviluppo. E devono essere questi, si sottolinea, il nuovo target dell’industria. Obiettivo per i prossimi anni: raggiungere i 100 miliardi di dollari entro il 2025 grazie ai 120 nuovi prodotti che sono stati programmati e di cui 60 vengono dichiarati rilevanti per i paesi in via di sviluppo. Fattore strategico è il seguente: “Vaccine becoming an engine for the pharmaceutical industry”, i vaccini stanno diventando il motore dell’industria farmaceutica.
Sta dunque emergendo, dichiara il documento OMS, un “new business model” per i vaccini. Infatti, “sempre nuovi e sempre più costosi vaccini stanno entrando nel mercato a una velocità ineguagliata rispetto al passato”.
Segue una dettagliata analisi dei maggiori produttori mondiali, del fatturato che essi ottengono da vari vaccini. Da questa apprendiamo che solo nella prima metà del 2012, uno dei vaccini più incredibilmente redditizi è stato quello contro il Papillomavirus (893 milioni di dollari, sommando le vendite delle due case produttrici).
E veniamo alla fatidica domanda posta dalla slide n. 14: ma quali sono i fattori di crescita dei vaccini?
Altro fattore chiave è ovviamente, precisa sempre il documento, una domanda in crescita, un nuovo target tra la popolazione, e naturalmente i paesi emergenti.
Ecco perché sono schematizzate le direttive su come impostare la strategia di accordi commerciali con i governi, con i produttori locali, su come creare una domanda tanto nel settore pubblico che nel privato. I produttori locali, in particolare, vanno tenuti sott’occhio, perché si stanno accaparrando fette importanti di mercato a prezzi più bassi. Pertanto la dicitura “accordi con i produttori locali”, non lascia molto spazio alla fantasia quanto ai contenuti. E’ facile da intuire cosa s’intenda: ci si mette d’accordo sul livello dei prezzi e ci si spartisce la torta tra buoni amici nei mercati emergenti. In seguito agli interventi messi in campo dall’UNICEF e dalla PAHO (Pan American Health Organization), il mercato dei vaccini ha avuto una “spectacular increase” negli ultimi dieci anni diventando una priorità “nazionale, globale e regionale”. Tutto questo, evidenzia la slide 24, grazie ad un incremento dimensionale delle campagne sull’opinione pubblica, all’introduzione di nuovi vaccini, all’incentivazione della copertura vaccinale di routine, e ad un incremento dei prezzi.
Dopo avere esaminato nel dettaglio il contributo dato dalle campagne e dall’attività delle due organizzazioni internazionali alla crescita dei fatturati dell’industria dei vaccini, vengono riassunti ancora una volta i fattori strategici che comunemente l’analisi economica prende in esame: domanda, offerta e risorse finanziarie. Sul lato della domanda leggiamo come imperativi: “vaccini e vaccinazioni, in cima all’agenda dei governi”; alla voce “finanziamenti” leggiamo come prima direttiva: “risorse governative”.
Voglio spingere l’obiettività fino ad affermare che il documento è riflesso di un’onestà brutale, ma sempre di onestà. In Italia i comitati di affari sulla salute pubblica pullulano, ma mai nessuno avrebbe reso pubblico un documento del genere. Segno da un lato che il principio della trasparenza ancora regge da qualche parte nel mondo, ma segno anche del fatto che ragionare di necessità di incrementare a più non posso le vaccinazioni per ragioni economiche è considerato dai manager dell’industria farmaceutica un obiettivo più che legittimo, degno di difesa e tale, sembrerebbe di capire, da non dover suscitare alcuna indignazione, ma solo entusiasmo per i risultati più che brillanti conseguiti nell’ultimo decennio.
Invece l’indignazione sorge, e tanto più forte pensando a tutte le accuse che in questi anni hanno investito chi sosteneva che alla base di campagne vaccinatrici condotte in modo illogico e irrazionale non ci potesse essere se non una precisa strategia economica dell’industria farmaceutica. Che governi che spendevano a carico dei contribuenti milioni di euro per stoccare vaccini risultati poi inutili e rimasti inutilizzati (vedi la bufala della pandemia da influenza suina) o non avevano dei validi consulenti in materia di politica sanitaria o trovavano un proprio tornaconto ad acconsentire a diffondere allarmismi ingiustificati (vedi la vaccinazione contro il meningococco B e C). Che non poteva essere frutto di scelte razionali da parte delle autorità sanitarie il riempire un bambino di vaccinazioni extra, contro malattie non pericolose come varicella e influenza, o contro infezioni in buona parte innocue (vedi papillomavirus) o contro malattie percentualmente troppo poco significative (come la meningite da meningococco) per giustificare il rischio, più alto, di reazione avversa in bambini molto piccoli.
L’OMS, sotto gli occhi del mondo, rende pubblico un documento di tal genere in quanto legittimo dal punto di vista esclusivo dell’industria. Ma può dichiararsi onesto ed in buona fede chi afferma che articoli medici e scientifici finanziati dalle grandi case farmaceutiche non risentirebbero neppure in minima parte di ciò che manager ed analisti economici vanno raccomandando ai consigli di amministrazione delle industrie del farmaco, e cioè di sviluppare la vendita di vaccini? Si può in tutta buona fede affermare che mai nulla di quelle raccomandazioni contribuisca, ad esempio, a far trascegliere ai ricercatori i dati più favorevoli ai vaccini, piuttosto che quelli meno favorevoli quando si parli di reazioni avverse, di collegamento tra iper-vaccinazione e malattie auto-immuni, di tossicità degli adiuvanti vaccinali? Con il vaccino contro la varicella, la Merck guadagna 392 milioni di dollari (= 350 milioni di euro). Per avere un ordine di grandezza: si tratta di una cifra superiore a quella che l’intera finanziaria italiana 2014-15 devolve al settore ricerca e sviluppo (circa 300 milioni).
E ancora: viene rilasciato con il logo dell’OMS un documento che senza mezzi termini afferma la necessità di fare spendere ai governi dei paesi in via di sviluppo miliardi di dollari in vaccini quando una delle priorità per quelle aree del mondo è investire in qualcosa che per la salute è ben più vitale come alimentazione adeguata, istruzione, migliori condizioni igienico-sanitarie negli ambienti di vita e di lavoro, accesso a strutture ospedaliere efficenti, disponibilità di acqua potabile, senza i quali i vaccini nulla possono per migliorare le aspettative di vita.
Ed anche nei paesi sviluppati, chiediamo, quante risorse utilmente incanalabili verso un miglioramento delle prestazioni del sistema sanitario possono venire disperse grazie alla rampante politica di espansione economica dei manager dei vaccini?
Dal 2012 in Italia, quando i vari governi hanno imposto tagli alla sanità, le manovre ammontavano a circa 2 miliardi di euro al colpo. Sempre per avere un ordine di grandezza: con un solo vaccino anti-papillomavirus, dall’efficacia non dimostrata, Glaxo e la Merck hanno guadagnato in soli 6 mesi circa ¼ dei tagli alla spesa sanitaria italiana programmati per il 2012; sempre con il vaccino anti-papillomavirus nel 2010 la sola Merck ha introitato oltre 1 miliardo di dollari e la Sanofi altrettanto con il vaccino anti-influenzale. Cioè, dalle vendite di soli 2 vaccini si è ricavata una cifra circa pari alla manovra finanziaria su tutta la sanità italiana di cui si è discusso in questi mesi (2,6 miliardi di euro).
Se lo strapotere economico delle industrie dei vaccini ha per mira dichiarata la propria ulteriore espansione, allora sarebbe doveroso che l’OMS riscrivesse quel documento dal punto di vista dei pazienti (e dei contribuenti), e ponesse in cima alle priorità per i governi non quella di acquistare a tutto spiano i vaccini, ma quella di adottare una politica vaccinale rispondente a buon senso, razionalità e misura, e non ultimo all’indipendenza sia economica che scientifica dai comitati di valutazione e consulenza ricchi (è proprio il termine esatto) di conflitti di interessi con l’industria farmaceutica.
Fonte: http://www.assis.it/il-mercato-mondiale-dei-vaccini/
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