Errori medici e magistratura, un commento dell' Avv Roberto Mastalia
Un commento dell'Avv Roberto Mastalia (articolo di riferimento alla fine)
Molti, almeno tra i più attenti ed interessati alla materia malasanità, si saranno accorti come negli ultimi anni la classe medica abbia posto in essere una vera e propria campagna stampa tendente a rendere sempre più difficoltoso il ricorso alla Magistratura in caso di presunti casi di malasanità.
In questo senso vanno letti anche i provvedimenti normativi approvati degli ultimi anni dal Parlamento nei quali è facilmente riscontrabile la “lunga mano” della “casta” dei medici, probabilmente la lobby più efficace operante nel nostro Paese.
Come se non bastasse, in questi giorni abbiamo avuto la possibilità di leggere l’appello, inusuale, irrituale e a dir poco grottesco, inviato dalla Dott.ssa Roberta Chersevani in qualità di nuovo Presidente FNOMCeO, al Ministro della Salute in relazione agli “ostacoli” se non alle “ingerenze” della Magistratura nei casi di segnalazione di reazioni avverse.
La Presidente auspica che: “La Magistratura resti fuori dal sistema del reporting in caso di eventi avversi”, frase già di per sé grave, aggiungendo quindi che “I medici devono poter imparare dai propri errori senza il timore di essere denunciati”. Il problema è che, come noto a coloro i quali trattano questa materia, quella medica è una “casta” piuttosto “presuntuosa”, “autoreferenziale”, poco incline a mettersi in discussione oltre che abituata per secoli ad una sorta di “impunità” che derivava loro dall’ignoranza della materia che veniva sistematicamente coltivata in chi non era medico.
Tali affermazioni potranno sembrare apparentemente “forti” ma la riprova della loro veridicità è data proprio dai contenuti e dal tenore della lettera indirizzata dalla Presidente FNOMCeO alla Ministra Lorenzin.Nella lettera si legge inoltre che: “Pur nell'ambito della sua funzione, l'intervento della Magistratura, che chiede talvolta il sequestro di queste documentazioni, rischia di vanificare un sistema che è una grande conquista sociale e professionale” dimenticando che la richiesta di sequestro delle cartelle cliniche viene disposta in quei casi nei quali si sospetta la possibilità di omissioni o, ancora peggio, di illecite modifiche delle stesse da parte di quel personale medico e/o paramedico in qualche modo implicato nella vicenda.
Ritenere che i medici, in una sorta di “autotutela”, contrariamente alla natura stessa dell’essere umano, siano in grado di imparare dai propri errori senza il timore di una sanzione effettivamente cogente, è una vera e propria utopia.
L’unica strada - che conosciamo ed approviamo - per tenere esenti i medici dalle responsabilità professionali passa attraverso la loro preparazione professionale, il rispetto innanzitutto dei pazienti e quindi del codice deontologico medico, della vigente normativa ed il sostanziale (quando possibile) delle linee guida, almeno di quelle più accreditate e realmente valide.
Non sappiamo cosa ne pensi la Dott.ssa Chervesani – anche se è facilmente immaginabile – ma, purtroppo, tali casi sono piuttosto frequenti, come dimostrano i molteplici casi riportati dai media nel corso degli anni e che sono solo la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più diffuso.
Inoltre, come noto, nel nostro disastrato Paese il sistema di reporting e di farmacovigilanza degli eventi avversi è pressoché inesistente dimostrandosi più incline a rispondere ad interessi diversi rispetto a quelli dei presunti danneggiati.
D’altra parte, se lo stesso Consiglio d’Europa in data 09.06.2009, aveva ritenuto opportuno emanare una raccomandazione sulla sicurezza dei pazienti che spinge verso l’istituzione ed il rafforzamento di sistemi di segnalazione e di apprendimento relativi agli eventi sfavorevoli privi di carattere punitivo, una ragione deve pur esserci. Purtroppo, il nostro è un Paese dove non vengono rispettate nemmeno le vigenti normative nazionali, figuriamoci le raccomandazioni comunitarie.
Non possiamo esimerci quindi dal rilevare l’assurdità della richiesta alla luce della mancanza di competenza specifica e di poteri di controllo ministeriali nei confronti dell’operato della Magistratura; la Dott.ssa Chervesani, apprezzata radiologa, dimostra evidenti quanto comprensibili lacune giuridiche laddove ritenga, in barba al principio della separazione dei poteri mutuato dalla Rivoluzione Francese, che il Ministro della Salute abbia la possibilità di incidere sull’operato dei Magistrati: per il momento, almeno formalmente, non è così ed alla luce dei tanti, troppi, scandali che hanno colpito la sanità in questi anni viene spontaneo auspicare che ciò non avvenga mai.
Sarebbe quindi più opportuno che la Presidente Chersevani, anche per “rompere” con i suoi predecessori, svolgesse una più attenta opera di controllo sulla formazione e sull’operato dei medici piuttosto che lanciarsi in simili, francamente risibili, iniziative.
Qualora poi si volesse confrontare sulla veridicità ed attendibilità del sistema di farmacovigilanza e di reporting, siamo a sua completa disposizione.
Avv. Roberto Mastalia
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