Marco Cedolin
La maggior parte dell'opinione pubblica purtroppo non è al corrente del fatto che a partire dal 2013 l'Europa e gli Stati Uniti stanno discutendo i termini di un Trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti meglio conosciuto come TTIP (Transatlantic trade and investment partnership).
In realtà a discutere non sono i governi europei (o i parlamentari di Strasburgo) e quello americano, bensì i funzionari della Commissione europea ed i loro colleghi del ministero del commercio statunitense e lo stanno facendo in gran segreto, senza permettere neppure ai deputati eletti dal popolo di visionare nel dettaglio il materiale in discussione....
A ben guardare il TTIP è molto più di un semplice trattato commerciale, ma si propone come un potente strumento finalizzato a ridurre, se non eliminare, le differenze normative esistenti sulle due sponde dell'Atlantico in svariati settori che spaziano dalle merci ai farmaci, dagli appalti pubblici agli investimenti, dall'energia alla proprietà intellettuale, ai pesticidi e molto altro ancora.
Fin da quando nel 2011è stata prospettata l'eventualità della creazione del TTIP i lobbisti delle grandi multinazionali farmaceutiche hanno iniziato a frequentare sempre più assiduamente le stanze di Bruxelles, per portare alla Commissione europea i propri "consigli" e "suggerimenti". Hanno sfilato ripetutamente nella capitale belga l’European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations, l’European Generic Medicines Association e la PHRMA che riunisce le case farmaceutiche americane, ma anche i lobbisti personali d Pfizer, Roche, MSD, Novo Nordisk, Astra Zeneca, Glaxo Smith Kline, Teva, Johnson&Johnson, Eli Lilly e via discorrendo.
E' impossibile non domandarsi la ragione di tanto interessamento da parte di Big Pharma nei confronti del nuovo trattato che potrebbe stravolgere le normative del Vecchio Continente e la natura delle richieste portate a Bruxelles dai loro rappresentanti.
In primo luogo va considerato il fatto che il TTIP mirando ad omologare le due sponde dell'Atlantico potrebbe appiattire le regole europee anche nel campo dei farmaci, basate oggi sul principio di precauzione, portandole su posizioni meno stringenti e consentendo l'immissione sul mercato di farmaci che non le rispettano ed oggi in Europa risultano vietati.
Big Pharma inoltre sta facendo grandi pressioni affinché venga allungata la durata dei brevetti (attualmente in Europa è di 20 anni) cioè il tempo che intercorre fra il momento in cui un farmaco viene messo in commercio e quello in cui la sua produzione diventa libera rendendo possibile la creazione del farmaco generico. Se questo dovesse accadere costituirebbe un incremento miliardario di utili per le multinazionali farmaceutiche ed un altrettanto miliardario aumento di spesa per i cittadini ed i servizi sanitari nazionali che sarebbero costretti ad acquistare i farmaci ad un prezzo più elevato.
Le multinazionali farmaceutiche richiedono anche di limitare la regolamentazione governativa sul prezzo dei farmaci, nel tentativo di impedire in questo modo ai governi la possibilità di controllare i prezzi attraverso la legge e stanno esercitando forti pressioni per ottenere che le informazioni sui test clinici effettuati sui medicinali vengano “oscurate”.
Come si può facilmente evincere dai fatti, l'interesse di Big Pharma nei confronti del TTIP è pertanto più che giustificato e non esiste motivo per dubitare del fatto che le pressioni delle multinazionali farmaceutiche abbiano trovato a Bruxelles ampio riscontro, dal momento che il loro peso risulta tale da essere in grado d'influenzare sempre più profondamente le scelte politiche internazionali.
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