La Cina si compra l'agricoltura italiana? È la domanda che qualcuno, come Sergio Di Cori Modigliani, si è posto nel web in seguito alla notizia dell'acquisto della multinazionale Syngenta da parte della China National Chemical Corporation (Chem China), multinazionale chimico-farmaceutica controllata dal governo di Pechino che da oggi sfonda nel campo dell'agro-business con l'acquisizione di uno dei maggiori produttori di semi (OGM e non) e pesticidi. Un'operazione che ha visto l'azienda cinese battere la più nota Monsanto, che c'aveva provato nel 2015: l'azienda cinese non solo gode di molta più liquidità (l'operazione è costata 43 miliardi di dollari), ma a differenza di Monsanto non ha attività sovrapposte a quella di Syngenta e non è sottoposta al controllo delle società antitrust europee e statunitensi.
La Chem China si era già distinta nel 2015 per l'acquisizione dell'italiana Pirelli, azienda che come è noto si occupa di ben altro ovvero di pneumatici stradali, attraverso il gruppo Marco Polo Industrial Holding (di cui Chem China ha il 65%) che si è letteralmente comprato l'azienda italiana. E a quanto scrive Di Cori Modigliani è proprio attraverso questo ingresso nel mercato italiano che Chem China avrebbe avuto accesso a possibilità di accordo privilegiato con la multinazionale delle sementi, che ha sede in Svizzera: ovvero attraverso gli accordi bilaterali italo-svizzeri, concessi dall'UE ai paesi confinanti con la Confederazione Elvetica, tramite la mediazione di due piccole società finanziarie italiane.
Si tratta della più grande acquisizione fatta all'estero da parte di una azienda cinese, che ora si colloca insieme a Monsanto, Bayer e Du Pont-Dow Chemical (le due multinazionali si sono fuse nel 2015), tra i principali detentori di brevetti per semi OGM nel mondo: quattro grandi gruppi commerciali che si avviano in modo sempre più rapido a controllare l'agricoltura e quindi l'alimentazione mondiale.
A quale scopo questa operazione? Ufficialmente la Cina ha tutto l'interesse ad assicurarsi i raccolti per 1,5 miliardi di cittadini, che rappresentano il 22% della popolazione mondiale ma con solamente il 7% delle terre coltivabili del mondo, e la sicurezza alimentare sembra essere uno dei punti forti del sostegno popolare al governo di Pechino, che si sta assicurando nel frattempo terre coltivabili anche in Africa.
A riportare la notizia però non sono in molti, soprattutto se si considera la sua importanza per il mercato agricolo ed alimentare europeo ed italiano, che presto potrebbe trovarsi a soddisfare le esigenze alimentari pianificate da governo cinese. L'operazione avviene in un contesto di sempre maggiore apertura commerciale nei confronti del gigante asiatico che, come emerge da un articolo di Adriana Cerretelli sul Sole 24 Ore del 2 febbraio, da tempo preme sull'Unione Europea per la stipula di un accordo di libero scambio, come quelli già siglati da Bruxelles con il Canada, con il Giappone e con la Corea del Sud.
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