Vaccino, lo fa solo il 15% dei sanitari
MICHELE BOCCI
DOVREBBERO essere i più sensibili verso la vaccinazione anti influenzale, perché lavorano a contatto con i malati. E invece gli operatori sanitari sono tra le categorie che si vaccinano di meno, tra quelle per le quali la prevenzione della malattia stagionale è gratuita. Il dato di copertura, in controtendenza rispetto a quello della popolazione generale, è pure in calo. Non proprio un bello spot per le campagne che vengono promosse dall'assessorato alla salute e nemmeno un supporto agli sforzi che gli epidemiologi fanno ogni anno per convincere chi è a rischio a vaccinarsi.
Nella stagione scorsa, 2015-2016, solo il 15% del personale che lavora nelle aziende sanitarie e ospedaliere toscane si è vaccinato. L'anno prima il dato era al 17,5%. Nessuna ex Asl va bene, dunque, ma a Livorno sono andati malissimo, con un 6,6% di adesione (l'anno prima il dato era intorno all'8%). Va ricordato come spesso si tratti di operatori a contatto con malati anche gravi ai quali è meglio non attaccare una malattia che può portare a complicanze, come appunto l'influenza. Ad andare meglio di tutti è la ex Asl fiorentina, che arriva al 25,4% di copertura. Il dato però è "sporcato" dal calo che c'è stato rispetto al 2014-2015, quando si era vaccinato il 41,1% dei medici, degli infermieri e degli operatori socio sanitari.
Sempre secono i dati diffusi a un congresso nel week end scorso dall'assessorato alla Salute, si sono fermate all'8,3% di copertura le Asl di Massa Carrara e Prato (questultima l'anno prima stava al 15%), al 9,6% Pisa, al 10,6% Lucca, al 13,1% Pistoia, al 13,9% Viareggio, al 16,5% Grosseto, al 17,9% Empoli, al 20,5% Siena, al 21,2% Arezzo. Le ultime due, insieme a Empoli, sono le uniche ad aver sensibilmente migliorato nel giro di un anno. Vanno meglio di chi lavora in ospedale i medici di famiglia, che comunque si attestano intorno al 40% di copertura, cioè molto più in basso di quanto desiderato dalle autorità sanitarie. È ovvio che chi non vaccina se stesso è poco convincente quando suggerisce ad altri di farlo.
La campagna per la vaccinazione anti influenzale in Toscana dovrebbe partire intorno alla fine del mese. Come in tutta Italia ancora si sconta l'allarme che dette Aifa nel novembre del 2014 riguardo a due lotti di vaccino che sembrava avessero provocato reazioni "gravi o fatali" (come venne scritto nel comunicato dell'agenzia) in cinque persone. Nel giro di qualche giorno l'allarme rientrò ma restò grande paura nei confronti dello strumento di prevenzione. In Toscana così si scese intorno ad un 50% di copertura tra la popolazione cosiddetta a rischio, perché con più di 65 anni oppure colpita da determinate patologie. Nella stagione 2009-2010 il dato fu superiore al 70%. L'anno scorso si è vista una piccola ripresa, con una salita al 52.5%.
Quest'anno la scelta del vaccino anti influenzale ha portato ad un piccolo incidente diplomatico. La commissione di esperti che si occupa di questa materia infatti aveva indicato alla Regione di acquistare prevalentemente il medicinale cosiddetto tetravalente, perché copre contro quattro ceppi (due A e due B). Le tre grandi Asl hanno disatteso questo suggerimento, scegliendo il trivalente come gli anni scorsi (ha un solo ceppo di B, quello ritenuto più probabilmente circolante nella stagione). Il tetravalente è prodotto da una sola azienda, Gsk, e avrebbe fatto pendere alle Asl circa 4 milioni in più dei due necessari per coprire la popolazione nel modo tradizionale. Gli esperti della commissione vaccini non hanno preso bene la scelta delle aziende e sembravano sul punto di dimettersi. Decisione poi rientrata.
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A Livorno solo il 6,6%, a Firenze l'adesione è crollata dal 41% di due inverni fa al 25,4
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