Il grande inganno (parte 1,2,3)

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Il grande inganno    


(Storiella numero 1, La cronaca di un rogo)


Oberammergau, linda cittadina della Baviera. Dicembre 1954. 

Guido Roeder, appassionato di arti grafiche, conserva nello scantinato una vecchia Linotype con la quale si diverte a stampare graziosi calendari. 

In tiratura ridotta e formato tradizionale, le pagine dei dodici mesi riproducono sulla carta patinata scenari alpestri e gli affreschi delle case bavaresi, recando messaggi di ottimismo per l'anno che sta per nascere e auguri di miglior sorte per la futura Germania. 

Il centro destra di Konrad Adenauner continua ad amministrare la RFT sotto l'egida del governo di occupazione, mentre il marco tedesco si rivaluta, con dispetto di Wall Street, dove peraltro son note le prospettive nel medio termine del piano Marshall, di più estesa e lungimirante influenza.

Guido Roeder ha buona fama in città (i suoi calendari vanno a ruba). Anche se qualche noia gli ha arrecato la pagina di Aprile dell'ultima serie, sulla quale si ammirano splendidi scorci di Berteschgaden e il "nido dell'aquila", dove Adolf Hitler trascorrendo i week end in compagnia di Eva Braun, avrebbe progettato olocausti e scrutato, oltre le cime di quota 2000, il miraggio di svastiche, sparse ovunque per il mondo. 

Il tipografo bavarese è comunque entusiasta, perché con le vendite dei calendari ha messo insieme un piccolo gruzzolo, grazie al quale inizia a stampare a proprie spese 10.000 copie di un libro, che non solo il pubblico della Baviera troverà interessante. 

I primi esemplari freschi di stampa sono distribuiti nelle librerie di Oberammergau e nel resto della regione. Qualcuno pensa che nella Germania libera un libro venduto in provincia e il messaggio del suo contenuto (verità o menzogna che sia) abbiano il tempo di proporsi all'attenzione di pubblico e critica. 

Ma non è così.

Alcuni giorni trascorrono e mezzi blindati delle Forze di occupazione sconvolgono le strade della tranquilla Oberammergau, convergono verso lo scantinato del Roeder  e lo cingono d'assedio. Entro qualche mese la RFT aderirà alla NATO, ma i foschi presagi del piano Morgenthau sembrano di nuovo nell'aria.

Un ufficiale con tanto di elmetto, senza dare spiegazioni, interroga il tipografo:

"Quante sono le copie del libro e dove si trovano?" 

Roeder impallidisce, blatera decine di volte "Varum?", senza avere risposta.

Soldati in tuta mimetica caricano le copie del libro su due camionette. 

Roeder firma una dichiarazione attestante che non ne esistono altri esemplari, mentre una squadra di forzuti agenti della Military Police s'incarica di distruggere, a colpi di mazza, le matrici dell'impaginato e la vecchia "Linotype". A ritirare in fretta le copie presenti in libreria e a disporne il sequestro ci pensa un magistrato, il cui nome è tutto un programma: Izrael Katz. 

Il titolo del libro (in versione tedesca) forse basta a spiegare le ragioni di tanto trambusto?

Die Geheimnisse der Federal Reserve  (I Segreti della Federal Reserve) 

(O, per intenderci, oggi: come si persegue legittimamente l'interesse privato a totale spesa e danno della cosa pubblica.)

Il motivo che giustificherebbe il provvedimento è il seguente: il contenuto del libro è di chiaro stampo antisemita e in contrasto con una legge della Germania Federale che vieta ogni manifestazione, verbale o scritta, di pregiudizi razziali.  


In soccorso del Roeder e a tutela del proprio lavoro, interviene da Washington l'autore del "manoscritto", Eustace Mullins, che inoltra istanza al governo tedesco federale e chiede il dissequestro del libro, sostenendo che in esso non vi è nulla di antiebraico. 

Ma invano.

Mullins insiste. Il giudice Katz risponde, dichiarando che il Tribunale della Germania Federale è incompetente a giudicare il caso, poiché il sequestro del libro sarebbe stato eseguito applicando una norma del Governo d'occupazione. 

Mullins dovrà dunque appellarsi al Governo degli Stati Uniti, il quale, interpellato, risponderà che la Germania Ovest ha riacquistato autonomia e libertà (d'informazione?) fin dal 1953. Interessante! Un "runaround" (per usare il termine di Mullins), irrispettoso e non certo chiarificatore. 


Ma la storia non finisce qui. 

a porvi termine sarà il fuoco "purificatore". 

La vicenda di Oberammergau finisce infatti sul rogo.

Qualche anno più tardi, a Monaco di Baviera, le 10.000 copie di "Die Geheimnisse der Federal Reserve", poste sotto sequestro, vengono bruciate. Se ne incarica tale Otto John, funzionario del Governo Federale, eseguendo l'ordine del giudice Izrael Katz, il quale a sua volta segue i suggerimenti della ADL, l'Anti Defamation League, affiliata dell'Organizzazione Sionista Mondiale. 

Heinrich Heine, decadente poeta della transizione germanica, scriveva che 

"Dovunque si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini."

Aforisma spesso citato dopo il grande falò dell'Operaplatz di Berlino, dove il 10 maggio 1933, Goebbels suggerì a Hitler di bruciare montagne di libri mandando in fumo la cultura tedesca.

Nel 1961 a Monaco di Baviera si brucia il libro di Mullins, ma nessuno lo sa.

"I Segreti della Federal Reserve" restano... segreti. 

Fino al 1983, quando la Bridger House di Carson City pubblica qualche migliaio di copie dell'edizione aggiornata. 

I tempi sono cambiati? Forse. 

Così almeno avrebbe fatto pensare Lindon B. Johnson nel '66, quando firmò il Freedom of Information Act, (alias FOIA), legge sulla libertà d'informazione, destinata, come si vedrà, a fare in modo che il mistero dei dischi volanti resti tale.  

Più tardi si avrà conferma (ma ce n'era bisogno?) che l'alchimia economica di George Soros è un perfetto riflesso di quella politica, solitamente praticata dalla "Serious Minority" (vedi "Open Conspiracy" di H.G.Wells), per controllare New York Times, Washington Post e il grado di acidità degli inchiostri americani (troppo basso per sostenere le frottole del rapporto Warren).  

Oggi una singola copia di "The Secrets of The Federal Reserve" si può ottenere soltanto...su ordinazione (Provare per credere!). Tuttavia, sempre oggi, l'intero testo (inglese) è scaricabile da Internet! 

Non si è mai vista comunque un'edizione italiana del libro di Mullins. 

Perché nel nostro Paese convenzione e prudenza ci risparmiano il puzzo del rogo? 

O perché ai nostri "Internauti" i segreti della Federal Reserve interessano fino a un certo punto? Chissà se la sinistra equazione di Heine (in versione aggiornata) è ancor oggi tragicamente attuale?


Storiella n. 2 (L'antefatto)


Washington DC - Primavera del 1949.

Eustace Mullins ha un rispettabile impiego alla Library of Congress, una laurea alla Washington University e un vivo interesse per le avanguardie europee del primo Novecento. 

Lo attraggono i dipinti di Picasso e di Kandinski e in genere il Modernismo.

La Biblioteca del Congresso è la più grande del mondo (ventotto milioni di volumi). 

Monumentale compendio dell'intero scibile umano e (con qualche disagio) campionario assortito di crisi e fulgori della cultura occidentale. Di quest'ultima un semplice bibliotecario può comprendere ambiguità e contraddizioni, a stento nascoste sotto il peso dell'architettura neoclassica, della tradizione liberale e della memoria di un presidente. 

L'imponente Jefferson Building, appunto. E tutto quello che c'è dentro. 

Ubicazione: 101 Independence Avenue - Washington - DC,  qualche minuto a piedi dalla Casa Bianca; mezz'ora d'autobus e due secoli d'inutile fuga dall'oscurantismo per raggiungere il 1100 dell'Alabama Avenue e il... "Nido del Cuculo".

La leggenda dei manicomi lascia concrete tracce d'archetipi. Uno di questi si trova su lieve altura, in direzione sud-est, quasi alla confluenza del Potomac con l'Anacostia. 

Il punto in cui sostano gli uccelli migratori in cerca della giusta rotta, sbagliando nido. 

Settanta piedi in altezza, linee tardogotiche in segno d'austerità e non trascorsi orrori, sovrapposti ai tanti frantumi del sogno americano, in modo che ne risulti un sinistro edificio. (L'ispirazione è di Milos Foreman che venticinque anni più tardi, tenterà di spiegare le terapie psichiatriche in uso negli States, con buoni appoggi di Upjohns, Roche e le Multinazionali delle benzodiazepine).  

Nome ufficiale: St. Elizabeths Hospital. 

A causa di ben note imprecisioni nel distinguere la follia individuale da quella collettiva, 

i cartelli indicatori all'ingresso del nosocomio non recano la scritta  "Mental Health". Anche perché non è bene si sappia che fra gli 8000 "ospiti" dell' Ospedale sono selezionati i "forensic patients" da sottoporre al test della lobotomia. 

I Civils "beneficiano" invece di quotidiane terapie elettroconvulsive. 

Le visite ai ricoverati non sono concesse facilmente. Per via del lezzo di urina secolare misto ai vapori dell'acido ipocloroso, causa di svenimenti e complicazioni polmonari.

Poi perché non sono ancora tanto lontani i tempi in cui Mr. Donovan, già Chief dell' O.S.S., inaugurò al St. Elizabeth l'uso della scopolamina per farne il siero della verità. 

Nel complesso dell'Alabama Avenue si conservano in formaldeide 1.400 cervelli umani e corre voce che vi sia finito anche quello di Mussolini, ritenuto d'interesse sociale e utile un domani a chi intendesse esaminare le cellule del Capo del Fascismo a scopi didattici 

(e forse misurare, nella migliore tradizione liberale, gli effetti dell'irrazionalità delle masse sui lobi cerebrali del Duce). 

Eustace Mullins ha appena varcato i cancelli del St. Elizabeth, dopo aver ottenuto il "passi" e non prima di aver svuotato la propria vescica urinaria. Fra tante amenità, recentemente apprese, mentre s'incammina verso l'entrata principale, sente 

l'irrefrenabile impulso di affondare una mano nella tasca dei pantaloni per tastarsi ripetutamente i testicoli. Gesto salvifico, anche se irrispettoso per la vicinanza 

di Mrs. Dorothy che, pur mesta e pensosa, con lui procede affiancandolo. 

Poco dopo, preda dell'emozione e degli scongiuri, Mullins si guarda intorno circospetto, avvertendo invisibili presenze di spettri in divisa. 

Sono i 500 Soldati Blu (e Grigi) sepolti nell'area circostante, senza alcun segno tombale, vittime della guerra civile e dell'oblio. I loro poveri resti dispersi per sempre nel sottosuolo, mentre ignari tagliaerba, ordinando il prato che li sovrasta, continuano a cancellarne la memoria. Sembra udire grida di vendetta, soffocate da metri di terra e ronzii fastidiosi di tagliatrici. Ma è solo un'impressione. Mullins accenna un sorriso verso Mrs. Dorothy, misto a sottile amarezza. 


Appare il cartello Mental Health Department. Prima di entrarvi, il "visitatore" guarda il lontano e quasi immobile Potomac, cerca invano i fantasmi dei Soldati Blu, prima di varcare l'ingresso del St. Elizabeth. 

Poi, accompagnato da Mrs. Dorothy, giunge alla camera di un "ospite" illustre: 

Ezra Pound.

Fuori, lo struttural-funzionalismo alla Talcott Parsons propone tregua ai conflitti sociali, solidale in tutto (o solo in parte?) col noto impostore che raccomanda "Società Aperte" senza far uso di volantini. 

Bastano l'abbaglio del benessere e l'abitudine a invisibili moltiplicatori del debito pubblico. 

Mullins intanto, da buon veterano dell'US Army, comincia a chiedersi se gli enormi crateri scavati nel suolo di Hiroshima nella calda estate '45 non siano anch'essi segno di "apertura", consigliata in economia e in politica.

Inutili tests dell'Enola Gay o motivo d'accesi bisticci tra Oppenheimer e Truman, sull'uso opportuno dell'uranio o del plutonio nella fissione nucleare?

Solo qualche anno prima l'Italia correva scalza, gridando "Pietà!". E Mullins lo rammenta. Lo Stivale, troppo logoro per calcare ancore le sabbie africane e le steppe russe, finiva nelle mani dei farabutti, intriso d'odio e di sangue. 

Nella R.S.I. si segnalava allora la presenza di un britannico obeso con l'orecchio all'ascolto di sempre più fievoli eco, disperse nel vuoto, fino alla decisa pressione d'uno scarpone militare straniero; un brindisi di compiacimento e si festeggiava la morte di Radio Roma e i trionfi del Dio della Guerra. Un'analisi retrospettiva è essenziale, dice il Poeta, non certo per convincere chi baratta la libertà con la miopia, ma per vederci chiaro. 

Pound scrive appunti.

Quando Mullins li leggerà, sarà sorpreso.

Ora è Pound che fa le domande. Mullins ascolta.

L'agenda di Winston Churchill vale più dei diari di Mussolini e di una

cartella marrone-chiaro, contenente documenti... di sicuro interesse?

Il Premier inglese usava la matita rossa per scrivere "Yalta - 4 febbraio 1945"

Dresda invece era scritta in blu (che ricorda le bombe al fosforo) alla pagina del 15, stesso mese, stesso anno.  

Le annotazioni a matita bicolore sottolineano la rilevanza di quanto accadde o sta per accadere. La Storia affermerà e basta. Senza farsi domande o proporle. 

Perché, ad esempio, la Conferenza economica di Bretton Woods ebbe luogo dal 1 al 22 luglio 1944, un mese dopo lo sbarco in Normandia, che avvenne il 6 giugno?  Perché così ordinava il Capo del  "War Production Board", Donald Nelson? Non obbediva costui alle direttive del "Pool" di Banche Internazionali che finanziavano le industrie di armamenti? Chi faceva la guerra "dietro le quinte"? Avendo deciso fin dall'inizio chi l'avrebbe vinta, per garantirsi colossali guadagni e il controllo assoluto della finanza mondiale? 

Provincia di Como, Giulino di Mezzegra e dintorni - 28 aprile 1945. 

Lo stesso signore sovrappeso, calvo e vestito di scuro, la matita rossa e blu nel taschino, pronta a scrivere luoghi e date, e a tracciare una bella "X" trasversale sopra un nome importante. Che cosa fa costui, quando gli Alleati sono alle porte e il Cielleenne combatte la "sua" guerra di ritorsioni? Dipinge mediocri acquarelli sulle rive del lago. 

E sa di certo che lo Stato Maggiore Tedesco ha da tempo firmato l'armistizio. 

Alle creazioni artistiche assistono a breve distanza i suoi attenti custodi, agenti del Secret Operations Executive (SOE). 

Il cadavere di Mussolini penderà a testa in giù in Piazzale Loreto, entro poche ore. 

Il signore obeso, vestito di scuro, che non conosce le sventure di Mani, l'eretico, né l'orrenda fine di Dioniso, o del Paracleto consolatore, due volte crocifisso, traccia due "X" in rosso su quel nome e riprende a pasticciare acquarelli. 

Così si commentano a freddo i primi sette versi del Canto Pisano 74, (scritti su carta igienica, all'interno di una gabbia esposta alle intemperie in aperta campagna). 

Lì si apprende che rischia la condanna a morte chiunque raccomandi la "moneta a scadenza" di Silvio Gesell, le teorie monetarie del Maggiore Douglas e osi maledire il "putrido" gold standard e i Banchieri usurai. Ma dal ventoso viale di Washington, dove si aprono i portali della Suprema Corte giunge l'eco della sentenza, nella severa voce del giudice che si appresta a decretare insanità mentali (non è forse follia scrivere che Mussolini e Jefferson avevano qualcosa in comune?). 

Il "folle" Pound, avrebbe fatto anche l'uomo in gabbia per manifestare i tormenti del secolo breve e il grande inganno, di cui il mondo è tuttora vittima, senza il bisogno di cercare conferme fra gli appunti di Winston Churchill?

In America intanto i sondaggi già tendono a far crescere benessere e ottimismo, omettendo di evidenziare che la vita continua fra incertezze e paure. 

Per altro, nessuno crede più alla casualità di quel che accade in politica. Né alle stime pilotate che confermano il prevalere degli  "accidentalisti" sui "cospirazionisti". Smentendo il noto cospiratore di Wall Street, Franklin Delano Roosevelt, divenuto compianto presidente, subito dopo aver confidato che in quel "campo" nulla avviene per caso (by chance  or by accident).

All'esterno si vive l'età dell'ansia, da secoli sofferta e decisa per i decenni a venire. 

"The Age of Anxiety" è, fra l'altro, poema fresco di stampa, che guadagna il Pulitzer, la  buona fama di W.H. Auden e crea non pochi equivoci nella società americana del dopoguerra, più incline a ingoiare ansiolitici che a leggere versi (ignorando forse che le strade della follia spesso non portano al manicomio). 

Pound si congeda, pregando Mrs. Dorothy di accompagnare l'ospite all'uscita. 

Al commiato, un biglietto di 10 dollari si protende verso Mullins ed è accettato volentieri. Rimborso spese settimanali per svolgere una piccola inchiesta. 

Dove? Alla Library of Congress, naturalmente. Lì c'è tutto quello che occorre sapere sul  Vreeland-Aldrich Act, e molto altro ancora: per esempio quanto accadde in una stazione ferroviaria del New Jersey durante una sera d'autunno del 1910. 

Il bibliotecario intanto accetta l'incarico che gli costerà, subito dopo, il posto di lavoro. 






Storiella n° 3  Jekyll Island


Stazione Ferroviaria di Hoboken,  New Jersey - 22 novembre 1910


Umida e fredda sera autunnale. Un treno speciale è in partenza. Destinazione ignota.

I viaggiatori si contano sulle dita di una mano, ma l'intero convoglio è ad essi riservato.

Vi prendono posto un senatore, un rappresentante del governo federale e quattro noti esponenti della finanza americana e internazionale:

Paul Warburg, astuto banchiere di Francoforte, organizzatore di un segreto convegno, nel corso del quale egli esporrà il suo progetto di "Banca Federale".

Frank Vanderlip, che al meeting partecipa in veste di rappresentante dei Rockefeller, (il suo memoriale rivelerà, vent'anni più tardi, circostanze e dettagli della riunione). 

Il  Senatore Nelson Aldrich, sorta di "Mr. Hide" della politica americana, all'epoca, fra l'altro, Capo della Commissione Monetaria Nazionale, incaricata di condurre un'inchiesta sulla crisi finanziaria del 1907 (e di provare i sospetti che a determinarla fossero state le "manovre" di John Pierpont Morgan (sic)). 

Henry P. Davinson, Chairman della JP Morgan and Company 

Piatt Andrew, vice segretario del Tesoro,  

Benjamin Strong della Morgan Bankers Trust Company.

Questi signori avrebbero il compito di formulare una proposta di legge (il cosiddetto "Aldrich Bill"), sulla base dei risultati dell'inchiesta che la Commissione Monetaria Nazionale ha nel frattempo condotto per evidenziare le cause della crisi e indicare rimedi e percorsi per la ripresa economica.

E' perlomeno quanto si aspettano la Camera dei Rappresentanti e il Senato che a tal fine hanno costituito la Commissione (presieduta da Nelson Aldrich, simbolo di connivenza fra politica e finanza, nonché avo del prediletto Nelson Rockefeller e di altri con lo stesso nome, cui si tramanda la tecnica del "trasformismo").

Ma, perché mai tanto segreto? Se lo chiedono i reporters, accorsi numerosi alla stazione di Hoboken (e puntualmente allontanati). Sono a caccia di scoop e cercano conferme di quanto trapela dagli ambienti che contano.

Se lo chiede, un mese più tardi, anche William Taft, Presidente in carica degli Stati Uniti,  

quando riceve la proposta (elaborata da un già operante "Federal Advisory Council"), che sottopone all'approvazione del Congresso, anticipando candidamente alla Commissione riunita ch'egli mai ne firmerà il successivo, previsto "Act" che la trasformerebbe in legge.

Il rifiuto, come più tardi lo stesso Taft avrà tempo di spiegare, è dovuto al fatto che la costituenda "norma", qualora entrasse in vigore, metterebbe a rischio le istituzioni democratiche, compromettendo seriamente la sovranità monetaria del libero popolo statunitense. Col disappunto della Commissione e del Senatore Nelson Aldrich, Taft accantona la proposta (peraltro approvata dal Congresso, che evidentemente non ne ha voluto rilevare la portata e le insidie), dichiarando, con parole chiare e dirette, che la stessa legge sembra fatta apposta per legittimare (come altre in seguito) ciò che essa espressamente...vieta, cioè la costituzione di una Banca Centrale non sottoposta al controllo dello Stato.

Il Presidente, fra l'altro, ricorda il monito di Thomas Jefferson, che più o meno recitava così: "Permettere che una banca in mano a soggetti privati si costituisca in Banca Centrale e ne svolga la funzione di emettere denaro pubblico, equivale ad ospitare in modo permanente un esercito invasore fra le mura domestiche". 

Fra l'altro Taft non è tanto imbecille da credere che basti cambiare nome in Federal Reserve per nascondere l'operato di una Central Bank a tutti gli effetti, per quanto l'Aldrich Bill preveda la costituzione di 12 filiali in altrettanti Stati, giusto per confondere le idee. E infine perché Taft ha, oltre alla responsabilità politica, quel minimo di pudore, che sarebbe mancato più tardi ai suoi successori, in nome del politicamente corretto, "formula" che non pretende verifiche di kafkiana memoria, per provare che assurdità incostituzionali possono diventare norme d'uso corrente.

Ma all'epoca (come oggi, del resto) le terapie d'urto si praticano con disinvoltura, largo impiego di parole chiave, come  libertà e democrazia, sempre funzionali (al pari delle crisi finanziarie) all'allora costituendo Sistema della Federal Reserve. 

(Tanto da far credere in tempi recenti all'attuale Chairman Fed, Ben Bernanke, che sia politicamente corretta la sua seguente affermazione: 

"La Grande Depressione del '29? Siamo stati noi a causarla!" 

per "noi" s'intenda deputati, senatori, Presidenti USA e uomini Fed graditi all'International Banking).


Taft dunque non ci sta! 

E' un vero peccato! Ma occorre comunque dare una sistemata al mondo, perché la rivoluzione industriale lo sta portando a grandi passi ad una svolta cruciale: 

il cambio del regime energetico

Cioè l'uso prevalente del petrolio nei motori a combustione interna. 

Il Capitalismo finanziario monopolistico o network bancario internazionale della House of Rothschild di Londra, intende ovviamente acquisire il controllo delle zone in cui il petrolio già scorre copioso e ovunque nel Pianeta la ricerca del combustibile fossile si svolga in febbrile concorrenza con le Grandi Potenze d'Europa, Russia zarista e Stati Uniti (l'impero del Sol Levante, alle prese con la Cina e la stessa Russia, già pensa agli effetti di una cospirazione a suo danno). 

Quanto alle "aree d'influenza" la più attenta diplomazia inaugura il criterio del

"controllo a distanza", a tutela dell'esteso e consolidato dominio britannico e contro nascenti, estranei e preoccupanti, fervori imperialistici. 

Giova ricordare che il petrolio di Mashid-i-Suleiman in Persia (casualmente scoperto nel 1907 da William D'Arcy, squattrinato nobile inglese e archeologo a tempo perso), è oggetto d'avida attenzione da parte di John A. Fisher e Winston Churchill, nonché origine delle ansie crescenti di John David Rockefeller. Il Cartello della sua Standard Oil, per quanto frantumato dalla legge Sherman, ma operante sotto mentite spoglie, rischia di veder dimezzata la sua presenza sul mercato europeo. Il pericolo è costituito dal neonato "Trust" col nome provvisorio di APOC (Anglo Persian Oil Company) che ambirebbe ovviamente a provvedere  al fabbisogno petrolifero del vecchio continente, grazie allo sfruttamento esclusivo di promettenti giacimenti d'oro nero nei territori di Persia, Mesopotamia e Arabia Saudita. Nella disputa, l'astuzia britannica dovrà però confrontarsi, non tanto con gli Stati Uniti (legati, attraverso il sistema Fed, ad una "London connection" finanziaria), ma con le pretese del Kaiser Guglielmo II°, deciso a far valere i diritti della Deutsche Bank, che possiede il 25% del capitale della preesistente Turkish Petroleum Company, scomoda erede dell'Impero Turco Ottomano. 

Ma vi è anche il timore che in Europa, e proprio in Germania, sia avviata una produzione su vasta scala di propulsori a combustione interna, emulando quanto avvenuto negli Stati Uniti, dove dal 1908 circolano molti esemplari del "modello T".  L'automobile che Henry Ford ha voluto lanciare sul mercato americano a prezzi accessibili, segnala fra l'altro il successo del sistema "taylorista" i cui criteri di produzione legati alla catena di montaggio puntano sulla quantità e la diffusione dell'automobile come mezzo di trasporto. 

Negli Imperi Centrali, fra l'altro, c'è gente che scalpita (come Von Tirpitz) per creare una grande "Flottenverein" che a sua volta dovrà contrastare il dominio britannico degli oceani. Occorre dunque sostituire i vecchi motori a carbone, in uso alla Marina Mercantile e Militare, con i nuovi motori, progettati dal tedesco Rudolf Diesel nel 1892 per l'idoneo utilizzo dei derivati del petrolio.

La "consecutio temporum" non è solo sospetta: la legge Federal Reserve entra in vigore (dicembre 1913) quando è in corso (con i soldoni della Deutsche Bank) la realizzazione della Ferrovia Berlino - Baghdad, causa di preoccupanti tensioni che rischiano di trasformarsi in aperti conflitti e... nel luglio del 1914 scoppia la Guerra Mondiale.  

Il mondo si divide sempre fra oppressori e oppressi, e dietro le quinte c'è chi controlla gli uni e gli altri, manovrando con destrezza al solo scopo di arricchirsi alle loro spalle. Tutto avviene nel pieno disprezzo della teoria geopolitica di Karl Haushofer, ispiratore di... tirannici invasori e sempre ignorato da chi combatte per la libertà che, come l'equa distribuzione delle risorse del Pianeta si ottiene (o si conquista?), impiegando una cospicua parte... del bilancio nazionale (o, per essere chiari,  del debito pubblico su cui lucra la Fed). Tormentone perpetuo della miglior tradizione millenarista, rappresentata dalla "Banca" come istituzione: fondata sul principio dell'affidabilità di terzi contraenti (Governi compresi), per cui il "credito" è offerto contro garanzie reali; e nel caso sia lo Stato ad aver bisogno di soldi, gli viene chiesto quasi sempre di "garantire" il prestito 

Rinunciando alla sovranità monetaria e all'indipendenza economica. 

Il trucco riesce perfettamente, quando sono in gioco grandi interessi o, come già allora si diceva (rimescolando politica, economia e società), quando si tratta di programmare il nuovo Ordine Mondiale. 

Così, sono politicamente corretti, concetti e pratiche delle già ricordate aree d'influenza, dei protettorati, delle "indirect rules" col sostegno al dittatore compiacente, da appendere alla forca al momento opportuno.    

Ma all'arbitrio dell' International Banking spetta anche la manovra mirante alla variazione del potere d'acquisto della moneta. Come?

Si assecondano smanie imperialistiche, proponendo l'acquisto di armi con la collaborazione del leader di turno. Ma si opera nel mercato dell'oro affinché la moneta del Paese acquirente perda potere d'acquisto nei confronti della altre valute.

Infine, l'ormai noto Cartello dell'International Banking cerca di assicurarsi vasta operatività attraverso il mezzo che gli è più congeniale, Wall Street, e le "aperture" dei mercati finanziari esteri, coi quali stabilisce flussi continui di liquidità. Il Sistema Fed, risponde perfettamente all'esigenza. Il suo meccanismo infatti prevede che il capitale di maggioranza della Federal Reserve (inizialmente fissato al 53 %) sia interamente in mano a finanzieri privati (leggasi Morgan, Rockefeller, Kuhn Loeb, J. Henry Schroder, fra i maggiori, tutti indistintamente legati ai Rothschild di Londra).

Vale a dire ampia facoltà d'accesso alle azioni trattate a Wall Street con profitti del Cartello dei Banchieri Internazionali, grazie all' "Insider Trading" e il giochetto dei "Bonds" del Tesoro. Liquidità a fiumi insomma con l'emissione di banconote senza limite, perché così dovrebbe prevedere il diritto interno e le sue insistenti "proiezioni internazionali" d'ordine finanziario, economico e infine politico. 

Chi paga?

Il Contribuente, sempre! 

I piccoli investitori (in gergo, "flottante": altro modo di definire le masse oppresse), quasi sempre! 

I "Grandi Clienti", quelli del Big Money di John Dos Passos, alias Wall Streeters...mai!

(A salvare le apparenze ci penserà vent'anni dopo FDR, creatore d'un "Ghost" senza precedenti nella storia finanziaria, la Stock Exchange Commission).

Ma, la truffa del secolo come ha fatto a diventare legge, o Federal Reserve Act?

Con l'aiuto dei "gruppi di pressione", invenzione britannica (raccomandata anche a Washington), per fare in modo che il Parlamento approvi?

Negli Stati Uniti le cose sono un tantino diverse, anche se gli emendamenti intervengono a sostegno di certi propositi che contrastano la Costituzione. Paul Warburg, naturalizzato americano (ma in linea diretta col fratello Max, banchiere anch'egli a Francoforte), è una volpe anche in politica e sa come s'investono a dovere i grandi capitali: non solo finanziando guerre e rivoluzioni, ma anche le campagne presidenziali. La "grana" però non basta, occorre l'abilità dell'illusionista e l' "Airborne hat", il cappello a cilindro. 

Vi si introduce democrazia e (Voilà!) se ne estrae un Presidente selezionato, con buona pace dell'Opinione Pubblica, come sempre depositaria di prolungate illusioni e vittima di grandi inganni. La regola è tacita e sempre in vigore:  i Presidenti, prima si selezionano, poi si eleggono democraticamente e, se opportuno, si "sostituiscono". 

Per esempio, quando ad Abramo Lincoln salta in mente di stampare i "Green Backs", lo si spedisce direttamente nell'Aldilà, dove i suoi biglietti non fanno concorrenza a nessuno e può maledire quanto gli pare i politici corrotti.

Ma Auguste Belmont non è un politico, come non sono politici gli Erlangers. 

Chi sono costoro lo sa Rothschilds di Londra che li ha assunti per finanziare Nord e Sud nella Guerra Civile, al tasso agevolato del 12%. 

Le dinastie dei grandi banchieri sono prolifiche, ma un'altra progenie si fa strada sul finire del XIX secolo, quella dei faccendieri di razza, da incrociare alla linea di sangue degli statisti. Merito dei Morgan (Ferrovie) e dei Rockefeller (Petrolio), cioè due cartelli che, sommati ad altri tre, formano i cinque "Robber Barons".

Le famiglie Delano e Roosevelt possono scalpitare, ma i loro rampolli, per farsi strada, devono mirare alla presidenza.

Sempre per fare un esempio, nel 1901 Theodore Roosevelt (cugino anziano di Franklin Delano Roosevelt) sembra il più adatto a sostituire l'indeciso William Mc Kinley, cocciuto e intollerabile sostenitore del gold standard in piena guerra ispano-americana.

Un repubblicano tira l'altro. Mc Kinley va al Creatore. Ce lo manda il solito anarchico.

Teddy viene eletto presidente, industriali e banchieri sono pronti alla predazione: Manila, Porto Rico, la canna da zucchero di Cuba. Qualcuno vorrebbe vederci chiaro sulla strana esplosione del Maine , incrociatore dell'US Navy, colato a picco nella baia dell'Avana, con 262 vittime (siamo nel 1898). Ma Theo Roosevelt spiegherà due anni dopo che le guerre si fanno e basta. Morgan e Rockefeller esultano. Parte dei loro capitali investiti nella Società del Canale di Panama si decuplicano.

Nel 1913 William Howard Taft sembra avere i consensi che gli garantiscono il secondo mandato presidenziale, ma è scrupoloso giurista e "poor politician". Lo sanno bene i Morgan, i Rockefeller e Leopold Rothschilds, Banchiere a Londra e precettore finanziario di Re Carlo V°, dinastia Sassonia - Coburgo - Gotha, alias Windsor (per non urtare i sudditi, in pace e in guerra).

Theodore Roosevelt, che consigliava Taft quale suo idoneo successore nelle precedenti elezioni, si candida a sorpresa fra i repubblicani in competizione col suo raccomandato, rosicchiandogli i voti necessari per continuare a risiedere alla Casa Bianca.

Il gioco è fatto! Basta far sortire dal cilindro un professorino di Princeton, democratico, anch'egli giurista, critico ma remissivo, (nel 1886 scrive"Il Governo Congressionale" denunciando lacune nella Costituzione, che egli giudica "permeabile alla corruzione"). 

Ma sorprende non poco quando afferma " Io analizzo fatti, e mi limito a diagnosticare, non prescrivo rimedi". Costui è Woodrow Wilson, 28° (democratico) presidente degli Stati Uniti. Con lui (selezionato) vi è l'uomo ombra che gli è messo alle calcagna, nel ruolo di consigliere: il Colonnello Edward Mandell House.

L'amministrazione Wilson provvede: si tollerano "pressure groups" e si varano provvidenziali emendamenti. Presentato al voto del Congresso, l'Aldrich Bill diventa Vreeland- Aldrich Act, legge che istituisce il Federal Reserve System, potente strumento (come scriverà più tardi Vanderlip nel suo memoriale) per mezzo del quale si esercita il controllo dell'economia mondiale.

Nubi minacciose intanto s'addensano sull'intero Pianeta, pronte a scatenare la tempesta. Le grandi Potenze puntano decise ad affermare i rispettivi interessi coloniali, rimuovendo intralci di vecchia data. 

Ma è sul Teatro Europeo che si assiste al "gioco degli Specchi".  I segnali si riflettono da una sponda all'altra dell'Oceano, ordinando l'avvio d'un diabolico piano, orchestrato nella City londinese. 

Per il momento ha un nome che passerà alla Storia: Prima Guerra Mondiale. 

Bastano quel tanto di segreto e massicce dosi di menzogne per selezionare anche il pretesto da trasformare in casus belli. In attesa che si perfezionino le tecniche di persuasione di massa, il "congegno misterioso" di Jekyll Island mostra gli effetti del suo perverso funzionamento. L'arte d'ingannare la gente non prevede anche l'obbligo di scrivere la storia? Ma tutto sembra già predestinato.  Il grande disegno, di cui la Federal Reserve è indispensabile strumento, si chiama, come già accennato, Nuovo Ordine Mondiale. 

Continua...



Gian Paolo Pucciarelli 





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