di Antonio Pantano (valori giuridici e monetari)
[seconda parte delle "notizie sul Monti, salvatore" -
La prima fu diffusa col titolo "Affideresti il tuo portafoglio a Mario Monti?"]
21 = Il 3 gennaio 2012 Mr. Monti ("Mario, the year's man" per la "grande finanza" globalista), nella qualità di ministro dell'economia e presidente del consiglio dei ministri della Repubblica Italiana - silenzio assoluto della stampa mondiale e connivenza silente di quella italiana! - decretò ed attuò l'uscita dalle casse del Tesoro italiano di 2.567 milioni di euro liquidi e contanti, per farle fagocitare in quelle della banca d'affari statunitense (registrata nel Delaware, stato conveniente e paradiso fiscale, ma operante a New York) Morgan Stanley Corporation. Si tratterebbe di "soli" due miliardi e mezzo di euro e più. Cinquantesimo (2,5%!) di ciò che - forse, dopo pressanti e vessatorie garanzie imposte a costo di sangue - verrà corrisposto dalla Banca Centrale Europea alla Repubblica di Grecia, per sperare o fingere di salvare questa dal "default", il "fallimento finanziario" di quello Stato, che, altrimenti, per vantato e conclamato debito finanziario organizzato da anni anche per "suggerimenti" di una eminenza italiana del sistema bancario centrale europeo, diverrebbe "terra di preda, corsa e saccheggio" da parte della B.C.E. e delle banche private e pubbliche (ammesso che queste esistano e siano realmente tali!) che di essa sono "partecipanti", cioè : padrone.
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22 = Silenzio tombale della stampa italiana per un mese intero.
Finché 21 scarne, ed incomplete nei dati, righe, sfornate da Orazio Carabini sul settimanale "l'Espresso" (di proprietà di Carlo De Benedetti, bankiere e finanziere svizzero, in eterna "libera uscita") del 3 febbraio 2012 hanno rivelato il fatto, desunto da formale comunicazione periodica della suddetta banca statunitense alla S.E.C.( Securities and Exchange Commission, Agenzia Federale ufficiale del governo U.S.A.). Carabini sostiene di aver chiesto chiarimenti sul senso dell'operazione, sulla natura del debito e la di essa "posizione in derivati", al Tesoro italiano ed alla Morgan Stanley, senza ricevere risposta. Il giornalista avrebbe poi raccolto voci "da fonti di mercato" circa una "triangolazione" (assai curiosa, della quale non si comprende lo spirito, non essendovi partecipazione contrattuale di terzo contraente!) che ha visto la Banca IMI (del gruppo Intesa Sanpaolo, capitanato da Corrado Passera, fresco ministro per le politiche economiche nel governo Monti) subentrare (senza spiegare la ragione ed il ruolo!) a Morgan Stanley "consentendo agli americani di "alleggerirsi" rispetto alla Repubblica Italiana", come riportato da Carabini, il quale chiuse la notizia lamentando: "l'episodio riapre la questione della trasparenza delle operazioni in derivati che sono gestite dal Tesoro nella più totale opacità: nessuno sa a quanto ammontano e una volta all'anno (agli uffici di statistica) il guadagno o la perdita complessivamente registrata su quel tipo di operazioni. Infine c'è un problema di immagine per quello che è spesso chiamato il "governo dei banchieri": dare 2,567 miliardi a Morgan Stanley mentre si stangano i pensionati e si stanziano 50 milioni per la social card non suona bene.".
23 = Il silenzio è stato squarciato il 6 febbraio 2012 da un più ampio comunicato dell'ex parlamentare europeo Roberto Fiore, leader del partito "Forza Nuova", che ha rammentato e chiarito: "6 miliardi e 268 milioni erano stati prestati in derivati (fondi altamente tossici) all'Italia alcuni anni fa ed invece di attendere il consueto pagamento annuale di interessi, la Morgan Stanley, preso atto del downgrading dell'economia italiana da parte dell'agenzia di rating Standard and Poor's pochi giorni prima, ha deciso di richiedere l'immediato pagamento del debito". Fiore ha poi aggiunto: "Quindi nelle prime ore del 2012 l'appena insediato Monti ha decretato il pagamento immediato alla Morgan Stanley annullando la parte rimanente del debito con un passaggio dello stesso debito a Banca Intesa di 3,381 miliardi di debito rimanente.". Oltre la logica deduzione che Morgan Stanley ha ottenuto anzitempo rimborso di un credito prestato finanziariamente molto tempo prima (che, in tempi di difficoltà di disponibilità di liquidi, nessun cittadino normale italiano riesce ad ottenere dallo Stato), Fiore ha, a ragione, incalzato: "...per ciò che ormai sappiamo dei derivati, avrebbe dovuto effettivamente portare non al pagamento del debito, ma all'emissione di mandati di cattura per truffa ed altri reati nei confronti dei gaglioffi finanzieri. Inoltre Banca Intesa può mettere a bilancio l'entrata di 3,381 miliardi di euro come patrimonio in positivo. Ciò avrà fatto sicuramente piacere a Passera, Presidente di Banca Intesa e Ministro, secondo per importanza solo a Monti, nello specchiato governo in carica. Ma sicuramente - ha proseguito Fiore - farà piacere anche al Vicepresidente di Morgan Stanley e cioè Giovanni Monti che, guarda un po', è proprio il figlio del nostro Presidente del Consiglio.". Con legittima proprietà di linguaggio Fiore ha concluso il lungo comunicato: "Con il Governo Monti la finanza internazionale ha le mani nelle tasche dello Sato Italiano o meglio, per dirla all'inglese, ha "direct rule" (potere diretto) sull'economia italiana. Monti e Passera continuano nel loro ruolo a fare gli interessi di quelle bande di criminali che sono le istituzioni finanziarie che servono da decenni e come volgari vecchi democristiani decidono come regalare miliardi di euro ai loro compari: tutto in casa, magari tra padre e figlio, o con i loro colleghi di Gabinetto.".
Fiore ha trascurato di denunziare che l'entrata di 3,381 miliardi di euro, oltre il "patrimonio in positivo", rappresenta plusvalenza da tassarsi doppiamente, giacché con l'operazione si è creato un valore da assoggettarsi ad IVA (e non si venga a sostenere che il commercio di denaro nella fattispecie di merce è esente da IVA! e se ciò lo concede qualche legge fiscale "compiacente", s'ha da rimarcare che tale legge è certamente "di favore" ed anticostituzionale, discriminando tutti gli altri cittadini e le loro attività produttive o commerciali, poste in disparità verso le aziende bancarie!), oltre l'oggetto dell'operazione, che dovrebbe subire tassazione della massima aliquota, con immediata ritenuta alla fonte, alla stregua di ciò che si impone ad un professionista, per esempio.
24 = Va sopratutto rimarcato che, per il coacervo di leggi "democraticamente" assemblate in decenni dai parlamenti italiani, servi e supini al potere usuraio monopolizzato dalle banche ("I politici sono camerieri dei banchieri", ammonì dal 1935 Ezra Pound, che di regimi "democratici" se ne intendeva!), nella Repubblica Italiana le aziende bancarie NON emettono fatture e documenti fiscali verso i clienti per ogni somma a questi addebitata sugli interessi sia di conto che per mutui, sulle spese d'ogni ordine e per ogni servizio, come, invece, fa ogni corretta azienda che da noi - veramente, e senza sopraffazioni - opera e produce!
Questo comportamento, rappresentante privilegio unico e sicuramente incostituzionale, non solo discrimina e pone in svantaggio tutto il restante sistema economico e produttivo italiano, ma agevola le aziende bancarie nella totale elusione fiscale e nella evasione dei minimi obblighi verso i cittadini e lo Stato, così che queste aziende, a partire dalla Banca d'Italia, redigono "in proprio" le relazioni periodiche esaltanti le loro attività, insieme con i bilanci. Bilanci che paiono ridicoli al confronto con quelli di qualsiasi media o piccola azienda di produzione, costretta questa, invece, in "obblighi di osservanza negli imposti (e cervellotici) parametri di settore", anche nella evenienza di esercizio in pareggio di bilancio o in perdita.
Da ciò discende che le aziende bancarie traggono beneficio ingiusto dalle loro non caritatevoli attività, e lucrano abbondantemente in regime di "tranquillo e saldo monopolio", con inusuale vantaggio rispetto ad ogni altra attività economica. E del lucro abnorme lucrano ancor più, protette da norme di favore ed agevolative del settore, tanto che ostentano spocchiosa presenza sul territorio con proliferazione di inutili sportelli, assai più numerosi delle farmacie e degli spacci di generi alimentari.
Conferma della "dominante", ma millantata, priorità su tutto il sistema produttivo nazionale, è data proprio dai giornalisti dei notiziari radio e televisivi, pedissequamente seguiti dagli altrettanto servili colleghi della carta stampata, che indicano costantemente tutte le aziende bancarie come fossero "istituti", mentendo sul piano lessicale e grammaticale, poiché "istituti" sono solo gli organismi dello Stato (magistratura, esercito, carabinieri, università e scuole, ecc.).
25 = L'agenzia giornalistica romana OPI - Osservatore Politico Internazionale - tre giorni dopo la denuncia di Roberto Fiore, il 9 febbraio 2012, ha pubblicizzato la interrogazione (5-06124) presentata alla Camera dai deputati Mancuso, Girlanda, De Luca, Bocciardo e Barani, del "Partito delle Libertà", al Ministro dell'Economia con la quale ha fatto"presente che molte piccole e medie imprese italiane si trovano in serie difficoltà a causa dei ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione e che il momento di contingente crisi economico finanziaria suggerisce una seria realizzazione dei criteri di gestione del debito della pubblica amministrazione, locale o governativa. Ma, sopratutto, avendo constatato la mancanza di trasparenza nella gestioni in derivati del Governo italiano e, di conseguenza, non si conosce l'ammontare esatto dell'esposizione e una volta l'anno viene comunicato agli uffici di statistica il guadagno o la perdita complessivamente registrata su questo tipo di operazioni, si sollecita il Governo di chiarire le motivazioni per cui si è deciso di pagare parte del proprio debito con la banca d'affari newyorkese e di istituire una nuova strategia comunicativa delle proprie operazioni in derivati, all'insegna della chiarezza e della trasparenza". Gli stessi parlamentari hanno sottolineato che quanto zelantemente elargito dal ministro Monti, anche capo del governo italiano, corrisponde a circa un decimo della manovra "Salva Italia".
26 = La stessa agenzia OPI ha anche dato notizia della interrogazione (4-06809) proposta dal senatore del partito "Italia dei Valori", Elio Lannutti, a Mario Monti, Presidente del consiglio dei ministri e Ministro dell'economia e delle finanze, con la quale lo si informava che "secondo la rivista "International Financing Rewiew", il Tesoro italiano ha in portafoglio strumenti derivati per un ammontare di 30 miliardi di euro e che si tratta in particolare dei cross currency swap e degli interest rate swap, utilizzati largamente dagli enti pubblici, dunque l'Italia è uno dei maggiori investitori sovrani in tali controverse attività finanziarie e tutti i Governi succedutisi nel tempo si sono sempre rifiutati di dire da dove vengono questi derivati e quanti si annidano nello stock del debito pubblico. Questa scarsa trasparenza getta un'ombra circa la composizione del debito stesso e, in ultima analisi, sulla sua sostenibilità, alla luce dell'attacco speculativo di cui l'Italia è bersaglio da mesi." L'OPI ha, in particolare, aggiunto che nella interrogazione "l'articolo segnala il caso di Morgan Stanley, che ha ridotto la propria esposizione in credit default swaps verso l'Italia di 3,4 miliardi di dollari. Ciò che non emerge dai risultati finanziari della banca - evidenzia l'interrogazione - sono le modalità con cui questa dismissione è avvenuta. Se lo swap fosse stato ristrutturato o ceduto ad un altro intermediario, il Tesoro potrebbe non aver pagato nulla. Se invece il contratto è stato chiuso, e molti pensano sia andata così, l'operazione potrebbe esserci costata circa 2 miliardi di dollari. Secondo la European Bank Authority, l'Italia deve alle banche dell'area euro circa 5,1 miliardi di euro in contratti swap, ovvero al netto di quelle statunitensi, svizzere e inglesi. Se tali investitori decidessero di chiudere le rispettive posizioni, peraltro sempre più costose da mantenere in virtù del nuovo regime normativo, il salasso per le italiche finanze potrebbe rivelarsi astronomico.".
OPI riferisce che "Linkiesta", giornale economico on-line, ha ripreso l'articolo "cercando di ricostruire la genesi di questo fenomeno sulla base delle informazioni già in possesso. In sintesi, un anno fa il Wall Street Italia metteva in correlazione un articolo del "New York Times", il quale denunciava che l'Italia avrebbe truccato i propri conti pubblici a partire dal 1996, con un altro del "Fatto quotidiano", secondo cui gli interessi sul debito pagati dallo Stato si mantenevano costanti, nonostante i tassi di mercato fossero in discesa. Da sospettare l'ombra della finanza creativa dietro le operazioni del Tesoro. Sempre "Linkiesta", citando fonti Eurostat, segnalava mesi fa che l'Italia ha fatto un ingente (ab)uso di strumenti finanziari nel periodo tra il 1998 e il 2008. Per la verità le speculazioni avevano preso avvio due anni prima, ma è stato sotto Tremonti che questa prassi ha conosciuto un netto incremento. Si parla in particolare di cross-currency swap swap e interest rate swap, ma anche cessioni di crediti in cartolarizzazioni. Fino al 2008 l 'Italia ha guadagnato un ricavo di 8 miliardi, ma con l'avvio della crisi il trend deve essersi invertito, per quanto non esistano dati certi per mancanza di informazioni ufficiali. Ma la discrepanza tra tassi di mercato e interessi pagati segnalata dal "Fatto quotidiano" rappresenta una prova circostanziale che tali contratti sono ora in perdita, sebbene sia impossibile stabilire di quanto; il volume totale delle "scommesse" sulla bancarotta dell'Italia, sotto forma di CDS, ammonta a 8.611 contratti per un controvalore di 21 miliardi di euro. Segno che il mercato nutre serie preoccupazioni sulla capacità dell'Italia di tenere fede ai propri impegni.
Quel che chiede l'interrogazione è di sapere se al Governo risulti a quanto ammonta la reale entità dei titoli derivati in possesso del Tesoro e quali siano precisamente i relativi rischi per le finanze del Paese.".
27 = In realtà, il dettagliato dispaccio "DTCC"- "The Depository Trust & Clearing Corporation" leggibile anche per via telematica, che registra oltre 1000 enti ed organizzazioni statali impegnati a livello mondiale, alla data 14 febbraio 2012 indica "Repubblica Italiana - Governo" esposto per 8720 contratti di importo complessivo 22,197 miliardi di USD, mentre la "Repubblica Federale di Germania - Governo" - ha 4012 contratti di importo 19,269 miliardi di USD. Cioè : maggiori impegni per gli abili e virtuosi germanici con meno di metà numero di contratti rispetto alla più ... pasticciona e disinvolta Repubblica Italiana.
28 = Sempre la solitaria agenzia giornalistica romana OPI, il 9 febbraio 2012 ha anche riportato: "Quale è la reale esposizione italiana al rischio swap? Come potrebbe incidere sulla tenuta dei nostri conti pubblici? Quanti derivati possiede il Tesoro italiano nel suo portafoglio?"sono queste le domande che il vicepresidente del gruppo Idv alla Camera, Antonio Borghesi, rivolge al presidente del Consiglio e ministro dell'Economia Mario Monti, in un'interrogazione a risposta scritta. "Secondo alcuni articoli apparsi sulla stampa internazionale, il nostro Paese, dal 1996, avrebbe truccato i propri conti, utilizzando derivati grazie all'aiuto di Jp Morgan la questione è tutt'altro che irrilevante. In particolare, l'articolo apparso sul'autorevole rivista International Financing Review prende l'esempio di Morgan Stanley, che ha recentemente ridotto la sua esposizione in swap verso l'Italia di circa 3,4 miliardi di dollari. Se questo interest rate swap fosse stato ristrutturato e assegnato a un'altra banca, allora l'Italia non sarebbe stata particolarmente toccata dalla vicenda. Ma se lo swap fosse stato chiuso allora l'Italia avrebbe dovuto pagare almeno 2 miliardi di euro"si legge nell'interrogazione. "Secondo l'European Bank Authority, l'Italia è esposta per 5,1miliardi di euro in swap verso le banche europee. Ciò significa che, se gli investitori decidessero di chiudere queste posizioni, più costose con il nuovo regime regolatorio, l'Italia si troverebbe d'improvviso a dover pagare svariati miliardi di euro. Chiediamo, dunque, al governo, di fare chiarezza sulla reale esposizione italiana ai rischi sopra-esposti",conclude il vicepresidente IdV alla Camera, Antonio Borghesi."
29 = Ma, a fronte di questa avvilente situazione concreta, emergono le taciute attività di organizzazioni bancarie private con sede formale e reale oltre i nostri confini, ma con succursali (autorizzate da Banca d'Italia e l'organo di vigilanza bancaria delegato dallo Stato), operanti da noi, che vantano crediti verso la Repubblica Italiana. E il catapultato al potere di governo prof. Monti (con sospetto opportunismo e ... saggia provvidenza, posto al riparo da ogni futuro "rilievo" mediante l'elargizione in apparenza inspiegabile, a priori, di laticlavio a vita, che, per consuetudine e norma etica,viene concesso ad uomini di chiara fama e prestigio che abbiano illustrato la Patria per non comuni meriti culturali), con eccesso di zelo profuso in assoluto silenzio nei giorni delle feste d'inizio 2012, e ad appena 40 giorni dal suo insediamento, ha soddisfatto anzi tempo (assai prima della scadenza contrattuale, e senza nemmeno tentare una transazione con un creditore, tra i tanti, certamente privilegiato e non incontrovertibile) un debito contratto da altri in epoca oscura ed imprecisata. Azione che il Monti, tecnico con "decantata" esperienza di docente di scienze economiche alla università Bocconi, avrebbe dovuto comunque intraprendere, nello stesso criterio e spirito che ha, poi o nel contempo, profuso nel modificare in pejus sia le sorti pensionistiche degli italiani sia altre provvidenze del così detto scassatissimo "stato sociale", con tagli alla spesa, che, per contro, non sono stati tentati nemmeno alla lontana verso i "mercanti del denaro". Mercanti ed affaristi monetari che nessun danno avrebbero subito se ridimensionati nelle loro pretese, sovente impinguate da corredi prepotenti ed illegittimi di interessi monetari usurai.
30 = Va osservato che un governante degno di questo nome, specchiatamente onesto ed indifferente a qualunque potente (o prepotente) organizzazione monetaria reclamante crediti, propenso realmente ad operare negli interessi totali del Popolo italiano e dello Stato, prima di soddisfare ogni richiesta di rimborso, ha il dovere di pretendere di conoscere :
1 in dettaglio l'elenco dei debiti contratti dalla Repubblica Italiana verso, sia :
1.1 Stati esteri (e pretendere la verifica del trattato conseguente), sia verso
1.2 organizzazioni finanziarie e/o bancarie private, siano queste
1.2.1 estere o
1.2.2 italiane
e, nel contempo, dopo avere profondamente ed analiticamente verificata, e pubblicizzata in ogni modo,
2 la natura dei debiti ad oggi vigenti,
2.1 la data della contrazione degli impegni,
2.2 gli importi di ciascun impegno,
2.3 i nomi degli antichi contraenti/sottoscrittori del debito per conto della Repubblica Italiana,
2.4 la commissione promessa ed erogata agli intermediari (brokers) coinvolti nella operazione di sottoscrizione del debito
2.4.1 i nomi degli intermediari (brokers) coinvolti e/o sovrintendenti nella citata operazione,
2.4.2 il luogo e la modalità di corresponsione della commissione per la citata operazione,
e, in particolare,
3 per ciascun debito:
3.1 il nome dell'organismo bancario che sovrintese (anche per sola consulenza) alla formulazione del contratto del debito,
3.1.1 il ruolo e l'atteggiamento della Corte dei Conti per ciascun contratto,
3.1.2 il ruolo e l'atteggiamento della Banca d'Italia spa (che esercita la "tesoreria dello Stato") nella sua veste di "organo di vigilanza"
3.2 la natura, in dettaglio, dei termini contrattuali con specifica inequivoca dei tassi di interesse a debito,
3.2.1 se riferiti a tassi vigenti in Italia,
3.2.2 se riferiti ad altri tassi,
3.2.3 se organizzati in altri termini, sotto forma di "contratti derivati" od altro [e, a questo proposito, chiarire la ragione di tale specie di contratti, essendo evidente la fallacità di questi, sotto il profilo, ormai conclamato ed accertato, della loro "tossicità"],
3.3 l'ufficio erogatore del denaro liquido o in titoli (e quali?) necessario per il ripianamento del debito verso il creditore (e, quindi, determinare e precisare se "agenzia dello Stato" o "tesoreria per conto dello Stato" od altri)
3.3.1 la commissione corrisposta agli intermediari (brokers) coinvolti nel ripianamento del debito,
3.3.1.2 i nomi degli intermediari (brokers) coinvolti e/o sovrintendenti nel ripianamento del debito,
3.3.1.1 il luogo e la modalità di corresponsione della commissione corrisposta agli intermediari,
4 i rapporti pregressi tra le organizzazioni bancarie vantanti titolo di creditrici verso la Repubblica Italiana e:
4.1 il presidente del consiglio dei ministri della Repubblica Italiana,
4.2 qualsiasi banchiere, o intermediario operante nel mondo della finanza, avente ruolo nel governo che ripiana il debito in oggetto,
4.3 qualsiasi componente il governo (con incarico di ministro o vice o sottosegretario) legato alla vicenda,
4.4 qualsiasi parente fino al decimo grado dei componenti il governo,
4.5 qualsiasi membro, presente e passato, del parlamento italiano
4.6 qualsiasi membro, presente e passato, del parlamento europeo,
5 lo stato patrimoniale, denunziato o presunto, noto in Italia ed oltre confine, precedente l'assunzione di incarico da parte di tutti coloro indicati almeno ai punti 4.1, 4.2, 4.3, 4.4,
6 curriculum vitae di ogni personaggio indicato al punto 5,
7 la giustificazione giuridica per ogni atto di debito sottoscritto dalla Repubblica Italiana,
7.1 la contestuale giustificazione giuridica per la sottoscrizione di debiti con organismi estranei ed esterni alla amministrazione della Repubblica Italiana,
8 la compatibilità della vigenza di debiti monetari tra la Repubblica Italiana e qualsiasi altra azienda bancaria e/o finanziaria operante sul suolo della Repubblica,
9 gli adempimenti fiscali TUTTI, verso la Repubblica Italiana, a carico delle aziende bancarie e finanziarie che - per debiti della Repubblica Italiana - abbiano ad introitare interessi su questi,
10 le attività idonee degli organi sovrintendenti alle attività di controllo contabile e fiscale dello Stato (Corte dei Conti, Agenzie delle entrate, Guardia di Finanza) svolte circa gli argomentiindicati nei nove punti - e relativi sub - sopra elencati.
31 = In proposito, proprio la mattina di giovedì 16 febbraio 2012, nella rituale cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario della Corte dei Conti, il presidente Luigi Giampaolino, alla presenza del Presidente della Repubblica e delle massime cariche istituzionali (queste si, sono tali!) dello Stato, ha esordito : "Illegalità, corruzione e malaffare sono fenomeni ancora notevolmente presenti nel Paese le cui dimensioni sono di gran lunga superiori a quelle che vengono, faticosamente, alla luce.". Reclamando la "mappatura" dei fenomeni di cor
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